Caso Marrazzo, chiesto il rinvio a giudizio per 8 persone
La Procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio di 8 persone, in relazione al procedimento sul tentativo di ricatto ai danni dell'ex presidente della Regione Lazio, Piero Marrazzo in seguito al blitz illegale del luglio 2009 nel corso del quale l'ex governatore fu trovato in compagnia di una trans. Sotto accusa ci sono quattro carabinieri "infedeli", il viado Natali e altre tre persone (ritenute pusher dagli inquirenti). I reati contestati a vario titolo, a seconda delle singole posizioni, sono: associazione per delinquere, detenzione e spaccio di stupefacenti, omessa denuncia, falso, perquisizione arbitraria, calunnia, rapina, violazione di domicilio, concussione, interferenza illecita nella vita privata, favoreggiamento, ricettazione e omicidio volontario aggravato dalle sostanze venefiche. Quest'ultima fattispecie fa riferimento alla morte di Gianguarino Cafasso, ed è contestata all'ex maresciallo Nicola Testini. Adesso il gup dovrà fissare l'udienza preliminare. Oltre a Testini, sono accusati anche altri carabinieri che erano in servizio alla Compagnia Trionfale, Luciano Simeone e Carlo Tagliente. I tre - secondo l'accusa - avrebbero minacciato di gravi conseguenze Marrazzo costringendo così l'ex presidente della Regione Lazio a dargli tre assegni dall'importo complessivo di 20mila euro nonché 5mila euro in contanti. Ai tre militari è attribuita anche la realizzazione del video al centro del ricatto subito dall'ex governatore. Un quarto carabiniere, Antonio Tamburrino, tentò di vendere il filmato a quotidiani, riviste di gossip e televisioni. Nel breve video i militari riprendevano anche della cocaina di cui poi gli stessi si impossessavano senza far regolare verbale di sequestro. Del possesso dello stupefacente in questione è accusata la trans Natali. Il 23 ottobre 2009 Testini e gli altri furono arrestati. Il 12 settembre dello stesso anno era morto all'hotel Romulus, sulla Salaria, il pusher Cafasso. Dopo l'ordinanza di custodia, sono emerse ulteriori condotte illecite come ricatti e rapine che sarebbero state compiute dagli stessi militari. Per questo è contestata a loro carico l'accusa di associazione a delinquere. Secondo la ricostruzione fatta dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e dal pm Rodolfo Sabelli l'ex presidente della Regione Lazio venne sorpreso da Simeone e Tagliente (il maresciallo Testini era in ferie a Bari) il 3 luglio del 2009 a casa di Natali.