Furti in casa Presa la banda dei vip
C'erail capo, i basisti finti postini, la complice badante romena, i "maestri" chiavari con tre laboratori a disposizione, l'ex gioielliere che valutava la merce rubata e quello vero che la ricettava. È la banda dei Soliti ignoti, come l'hanno battezzata gli investigatori del Commissariato Trevi-Campo Marzio diretto da Lorenzo Suraci, arrestati l'altro ieri con l'accusa di associazione a delinquere finalizzata ai furti. A dare il via all'operazione è stata una frase intercettata dagli agenti: «Le chiavi sono pronte». Sono stati definiti veri professionisti dello scasso, i migliori su Roma, criminali vecchio stile, tanto che quando è entrato in ufficio il commissario Suraci uno di loro si è alzato è gli ha stretto la mano: «Buongiorno dottore, complimenti per l'operazione». Si tratta di Antonio Maone (il capo) 45 anni, Antonio Smedile, il gioielliere di piazza Monti di Pietà (detto "er Ricetta") di 66, l'ex orefice Alberto De Paolis (75), la badante romena Adriana Cristian (29), Rocco Barillà, Emiliano Frangini, Alessandro Lolli, Antonello Meddi, Angelo e Claudio Rinaldi e Salvatore Scianella. I poliziotti seguivano gli undici da sei mesi. Gli indagati avrebbero messo a segno i furti a casa del ministro per l'Attuazione del programma di Governo Gianfranco Rotondi, poi in via Agatone Papa, viale Castrense, viale Liegi e in altri indirizzi ancora, anche nell'hinterland, come Monterotondo, Cesano e Formello. Il numero preciso deve essere ancora stabilito, ma investigatori e sostituto procuratore Corasaniti credono che gli undici siano responsabili di almeno una decina di razzie, avvenute in centro e in provincia con lo stesso modus operandi: entravano in appartamenti, studi professionali ed esercizi commerciali senza mai forzare la porta d'ingresso. Il motivo sta nei tre laboratori - a Monterotondo, via La Spezia e Anguillara - dove i chiavari della banda lavoravano le chiavi, limate a mano sulla base dei calchi della serratura presi dalla badante-domestica romena e dagli "esploratori": si travestivano da postini, entravano nei palazzi senza dare nell'occhio e facevano lo stesso lavoro della romena. Pedinando i soggetti, intercettando i loro cellulari e controllando i tabulati, i poliziotti della squadra giudiziaria guidati da Paolo Guiso hanno scoperto che le loro utenze erano agganciate ai ripetitori di zona proprio nelgli orari dei furti. Fab. Dic.