Inferno Tiburtina
Domenica poco prima dell'alba. Sono le 3.54 quando la stazione Tiburtina, il secondo scalo ferroviario di Roma, viene avvolta dalle fiamme. Un violento incendio ha distrutto l'edificio dove si trova la centrale di controllo dei treni in arrivo e in partenza. La stazione è stata subito evacuata. La metropolitana chiusa. Il traffico dei treni è andato in tilt, paralizzato a Roma e con pesanti ritardi nel resto d'Italia. All'inizio si è pensato al dolo, ma in serata i vigili del fuoco si sono detti sicuri che al 90% si sia trattato di un incidente: «Sembra generato da cause elettriche». Ma le Ferrovie, che hanno aperto una commissione d'inchiesta, ipotizzano un motivo ben preciso: «La manipolazione o asportazione di cavi o collegamenti di rame o alluminio che provocano anomali funzionamenti di impianti, anche in tempi differiti rispetto al momento del danneggiamento». Alle 18.10, dopo 14 ore, il rogo è stato spento. I vigili del fuoco hanno continuato per tutta la notte le operazioni di raffreddamento. L'edificio è andato distrutto e potrebbe ancora crollare. Molto probabilmente andrà demolito. I pompieri sono accorsi con dieci squadre ma sono riusciti ad avvicinarsi solo verso le 6 del mattino a causa delle fiamme troppo alte. Per staccare la tensione elettrica sono serviti 20 minuti. La scintilla iniziale sarebbe partita da una conduttura dove passano i cavi elettrici. «È lunga un chilometro e mezzo ed è bruciata quasi tutta - ha spiegato il comandante provinciale dei vigili del fuoco di Roma Massimiliano Gaddini - Poi l'incendio si è propagato all'edificio che risale agli anni '30. Anche per questo non abbiamo potuto riaprire la stazione». A dare l'allarme non sarebbe stato alcun sistema automatico ma gli operatori ferroviari di turno di notte. Hanno raccontato di non aver sentito esplosioni, ma solo un fortissimo odore di bruciato. E poi hanno visto le fiamme. Altissime. L'odore acre di fumo si sentiva ancora ieri pomeriggio a più di un chilometro di distanza. Gli abitanti dei palazzi vicino alla stazione hanno seguito il consiglio del sindaco Alemanno e hanno sbarrato le finestre. I volontari della protezione civile distribuivano bottigliette d'acqua e mascherine per proteggersi dal fumo. Alle 13,30 i vigili urbani hanno riaperto al traffico la Tangenziale est che era stata chiusa all'alba. L'edificio distrutto sarà ispezionato a fondo solo oggi. Prima i vigili del fuoco devono mettere l'area in sicurezza. Fino ad allora l'ipotesi dolosa non può essere scartata. Resta l'incognita dell'impianto antincendio. Come mai non ha funzionato? «Dobbiamo verificare la presenza dell'impianto nella struttura - ha detto il responsabile della squadra di polizia giudiziaria della Polfer Lazio, Marco Napoli - Abbiamo già avvisato la magistratura». Questa mattina la procura di Roma aprirà un fascicolo. In un primo momento si è pure pensato che potesse mancare l'acqua perché proprio domenica notte sono iniziati i lavori dell'Acea sulle condotte idriche dai Parioli al Nomentano. L'azienda ha garantito comunque l'erogazione in tutta la zona della stazione. Per fortuna il vento ieri tirava verso nord impedendo alle fiamme di spostarsi sulla nuova mega-struttura che le Ferrovie stanno costruendo proprio accanto alla centrale operativa andata distrutta. Paolo Desideri, l'architetto che ha progettato la «grande stazione» Tiburtina, è tranquillo. Il cantiere di quello che diventerà lo snodo dell'Alta Velocità principale del Centro Italia non è a rischio. «L'incendio è fuori dal perimetro del cantiere, ha interessato la vecchia centrale alta tre piani, profonda 15 metri e lunga 40. Le fiamme, seppure adiacenti, non hanno toccato il cantiere. Anche le vetrate, che sono in corso di montaggio, non sono state danneggiate. La consegna della grande stazione è fissata per il 10 ottobre, non dovrebbero esserci grossi ritardi». Anche oggi la stazione dovrà restare chiusa. La metro B invece sarà aperta al transito dei treni che però non effettueranno la fermata di Tiburtina. Ieri, per tutto il giorno, i treni sono continuati a passare da due soli binari a ritmo ridotto. Cento vigili urbani hanno transennato l'area. Il comandante Giuliani ha lanciato un appello agli automobilisti: «Se potete non passate di qui». Intanto, sono arrivate le prime accuse. I ferrovieri della storica rivista «Ancora in marcia» puntano l'indice contro le misure di sicurezza ritenute «insufficienti».