Gli auguri della madre il giorno prima di morire
Sabato David aveva compiuto 28 anni Ieri mattina alle 7 la tragica telefonata
David,in forza al 183° reggimento paracaduti "Nembo" di Pistoia, se ne è andato a soli 28 anni. Sabato, insieme agli auguri, su Facebook la mamma lo aveva pregato per l'ennesima volta: «Torna a casa, troviamo un lavoro meno pericoloso». Ma lui nulla: «Quel tricolore se l'era cucito al petto - ricordano rassegnati gli amici - e mai avrebbe rinunciato a una missione. In fondo, era positivo, andava in guerra ma rassicurava tutti, convinto che non gli sarebbe mai successo nulla». Non era la sua prima missione. Già nel 2010 era partito per l'Afghanistan. Era tornato in Italia fiero, orgoglioso del lavoro fatto. Di qui la seconda partenza, nel marzo scorso. Ad agosto sarebbe dovuto tornare a casa, per qualche settimana di congedo. Purtroppo, il destino ha scritto un altro epilogo. Ieri, nella casa di via Quero, a Osteria Nuova, dove David viveva con la mamma Annarita e il fratello più piccolo, Giorgio, la speranza dei mesi scorsi ha ceduto il passo al dolore e alla rabbia. L'abitazione piantonata dai militari del raggruppamento logistico centrale, la famiglia trincerata nel dolore, il cagnolino Penelope che scodinzola ogni volta che dal cancello compare una divisa, quasi volesse riconoscervi il suo padrone, un andirivieni continuo di parenti, amici e conoscenti: regna lo sconcerto, l'incredulità. «Ci rassicurava talmente tanto sulle sue condizioni - trattiene a stento le lacrime lo zio Giuseppe - che quasi abbiamo creduto che non fosse in guerra, che insomma potevamo stare tranquilli perché lui si guardava le spalle. Anche mia figlia, la cugina di David, è un soldato, lavora a Forlì. Quando ho saputo la notizia, mi si è gelato il sangue, per lui e per lei». La mamma e il papà di David, separati, ieri mattina andavano al lavoro come sempre. Lei, operatrice in uno studio dentistico, tranquilla, per quanto il pensiero del figlio le pesasse come un mattone sul cuore. Lui, infermiere al San Filippo Neri, era partito alla volta di Roma. Poi quella telefonata, l'unica che non avrebbero voluto ricevere. Gli ufficiali dell'esercito li hanno raggiunti a metà strada. «Mai vista tanta dignità e compostezza - hanno poi riferito - sapevano che il figlio era un soldato effettivo, che quella era la scelta di una vita e non si sentiva obbligato a servire il Paese». Poi la corsa a casa, dove li attendeva l'altro figlio, Giorgio. E lo sconforto: «A chi devo rivolgermi? A Napolitano, a Berlusconi? - vuole lanciare un appello una cara amica di mamma Annarita, Dusolina - Questa non è più una missione di pace, ci sono troppi morti. Portate a casa i nostri ragazzi, vi prego, portateli a casa». Un pensiero che, forse, è anche quello della mamma: non vuole parlare coi giornalisti, non vuole gridare al mondo il suo dolore. «Non parla, ma prova tanta rabbia», dice Dusolina rientrando in casa. Il rientro in Italia della salma del Caporal Maggiore con ogni probabilità avverrà domani mattina. Nel frattempo, la famiglia ha rifiutato il supporto degli psicologi messi a disposizione dal Ministero». Nel tardo pomeriggio di ieri anche il sindaco Gianni Alemanno ha portato le sue condoglianze alla famiglia: «Accoglieremo David con tutti gli onori che Roma sa riservare ai suoi figli caduti. La mamma ovviamente ora sente tanto dolore e tanta rabbia, ma dobbiamo ricordare e rispettare anche l'impegno e la dedizione di questi ragazzi».