Diciotto binari restano senza cabina di comando
I tecnici delle Ferrovie stanno combattendo la loro battaglia contro il tempo per riportare il cervello elettronico nella stazione Tiburtina. Senza la centrale di comando andata a fuoco nell'incendio di domenica, infatti, non si potrà riaprire lo scalo ai passeggeri. Ad essere stato distrutto è il cuore della stazione. In linguaggio tecnico si chiama cabina Acei: Apparato centrale elletrico itinerante. In pratica è il «vigile urbano» della stazione. Regola tutti i segnali in entrata e in uscita dei treni. Sono state aperte tre inchieste (Procura, Ferrovie e Ministero) per trovare l'origine del cortocircuito all'impianto. È grazie a questa apparacchiatura che i convogli possono fermarsi alle banchine senza il rischio di scontrarsi l'uno con l'altro. Le Ferrovie stanno già preparando i locali che dovranno ospitare la nuova cabina. Il sindaco Alemanno aveva pronosticato «un mese di disagi». Rfi sta cercando di abbassare questo tempo. Tutto dipende dal ripristino della cabina Acei. Al momento le Ferrovie sono state in grado di riaprire solo quattro binari (4, 5, 24 e 25) sui ventidue complessivi. Binari che servono solo al passaggio (e non alla fermata) dei treni della Orte-Roma-Fiumicino e di quelli diretti a nord verso Firenze e Milano. I segnali di comando di questi convogli sono gestiti dai tecnici della stazione di Termini. Il nuovo programma prevede il transito da Tiburtina di cinque treni a media e lunga percorrenza ogni ora per ogni senso di marcia e quello, sempre ogni ora e per ogni senso di marcia, di tre convogli della Fr1 (Orte–Roma– Fiumicino) più un interregionale da e per Orte-Firenze-Foligno. Nei prossimi giorni si conta di poter riaprire anche altri binari, ma solo per il transito. L'obiettivo principale resta quello di restituire una parte della stazione alla normale attività. Per far ciò bisogna risolvere tre problemi. Il primo è la ricostruzione della cabina Acei. All'inizio si potrà andare avanti anche solo con una parte dei macchinari che tengono in vita la centrale di comando. Il secondo problema da risolvere è la messa in sicurezza dell'area andata a fuoco per poter accogliere i viaggiatori senza correre rischi. Il terzo è la nuova collocazione degli uffici amministrativi e dei capistazione che sono stati distrutti nel rogo. Riaprire la parte della stazione che si trova accanto all'edificio abbrustolito significa alleviare il carico di passeggeri che sta mandando in tilt gli altri scali della città. Si calcola che ogni giorno sono circa 60mila le persone che transitano dalla Tiburtina. Entro la fine dell'anno, invece, dovrà essere pronta la «grande stazione», il cantiere che è stato solo lambito dalle fiamme senza provocare danni seri. Proprio accanto alla struttura distrutta si può già vedere una grande galleria di cristallo sospesa a nove metri d'altezza sui binari. Un grandissimo «viale» sospeso che collegherà i quartieri di Pietralata e Nomentano che fino ad oggi erano separati dalla ferrovia. Ci saranno cinquasette scale mobili e ventinove ascensori; oltre cinquantamila metri quadrati di superficie. La nuova grande stazione sarà lo snodo principale dell'alta velocità che colleghera il Nord al Sud d'Italia. Nello scorso dicembre è stato inaugurato il nuovo atrio di Pietralata e l'apertura, inizialmente, prevista per giugno, è ora fissata a settembre. Sono stati investiti 322 milioni di euro, di cui 170 milioni per il corpo della stazione.