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Acqua e caffè a peso d'oro

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Tanto amaro, fu al turista, il caffè trasteverino, più dell'acqua, già salata, venduta al camioncino. Meglio prenderla a ridere e buttarla in versi. La realtà, però, è che un turista poco attento finisce inevitabilmente nei tranelli tesi da commercianti altrettanto poco seri. Il Tempo ha fatto un giro tra chioschi, bar e ristoranti per dare un'occhiata ai prezzi di una tazzina di caffè e di una bottiglietta d'acqua. Ne sono venute fuori delle belle ed è stata l'occasione per verificare un allarme lanciato dall'associazione Codici, che aveva ricevuto l'esposto di un cliente costretto, dopo aver consumato un caffè al banco in un bar del quartiere Trastevere, a sborsare 4 euro e 50 centesimi. Proprio così. E in effetti, poco ci è mancato. Il Caffé degli Aranci, in piazza di Santa Maria in Trastevere, proprio di fronte alla Basilica, deve essere uno dei più cari di Roma, dal momento che «'na tazzina de caffé» costa al banco 3,50 euro. Ma anche uno dei più onesti: ben visibile, fuori dall'ingresso, un cartello avvisa, in italiano, dell'imminente stangata. Il prezzo non cambia se si decide di consumarlo seduti ad uno dei tavolini esterni. Per il resto, il prezzario trasteverino è un far west. I prezzi, da strada a piazza, variano dagli 80 centesimi a 1 euro e 20 centesimi. I menù esposti fuori dai ristoranti di via della Lungaretta segnano 1 euro. Nulla quaestio. Il prezzo però sale, anzi raddoppia, dopo aver superato piazza Giuditta Tavani Arquati, sempre in direzione di piazza Santa Maria in Trastevere, dove si respira aria di liberalismo all'ennesima potenza. Il listino prezzi del primo locale parla chiaro: caffè, 2 euro e 50 centesimi. Nessuna indicazione se nel prezzo sia compreso il servizio al tavolo oppure no. Urge verificare. Alla cassa rispondono «80 centesimi». Quindi niente di scandaloso: la vista dello splendido portico della basilica val bene il prezzo di 3 caffè. Sono al contrario difficilmente giustificabili i 3,50 euro richiesti dal proprietario del Caffè degli Aranci per un tazzina al banco, vista cameriere. Ma forse il prezzo decolla a causa del bicchierone d'acqua piena di cubetti di ghiaccio con il quale viene servito il caffè. Che l'acqua, nella Capitale, sia venduta al prezzo della Coca Cola - se va bene - ormai è assodato. Roba da far rivoltare nella tomba John T. Pemperton, l'inventore della famosa bevanda statunitense. E a niente sono serviti i numerosi interventi delle associazioni dei consumatori. I camion bar che pullulano nel centro storico della città continuano a chiedere 2 euro e 50 centesimi per una bottiglietta d'acqua da mezzo litro. Un vero business, soprattutto quando il solleone inizia a picchiare sulla nuca dei turisti. Ma il vero record di prezzo per le bottigliette d'acqua vendute dai camion bar, si registra in occasione di particolari eventi e manifestazioni. Basti ricordare che nel corso dell'Europride, gli operatori avevano ritoccato il tariffario a 3 euro, più di una pizzetta, di un panino e della Coca Cola. Ma non sono solo i camioncini a cercare il massimo profitto dall'acqua. In media, da piazza di Spazza a Fontana di Trevi, passando per il Pantheon, il costo di una bottiglietta da mezzo litro, cent più cent meno, si attesta sui 2 euro. Prezzo che inevitabilmente aumenta, in genere di 50 centesimi, se si consuma al tavolo. E se è vero che la "cresta” segue passo dopo passo il turista, ecco allora che il massimo prezzo dell'acqua si registra intorno alla città del Vaticano. I caffè di viale della Conciliazione arrivano a chiedere 3 euro per una bottiglietta da mezzo litro servita al tavolino. «Ma il turista non se ne cura - come spiega Kalid, che gestisce un camion bar con vista sulla Basilica di San Pietro - all'inizio sono un po' sorpresi del prezzo, ma non mi ricordo di nessuno che poi non l'abbia comprata. Se hanno sete non badano a spese». Eppure basterebbe guardarsi attorno per non prendere una "sòla". Forni e mini-market della zona esibiscono il prezzo all'esterno (mezzo litro a 1 euro) a caratteri cubitali. Anzi, altro che forni e minimarket. Roma è la città delle fontanelle. Conta un migliaio di "nasoni" e può vantare l'acqua più buona d'Europa. Perché pagare di più.

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