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Prostituta di 15 anni romena fatta abortire e rispedita sul marciapiede

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Una 15enne rumena veniva costretta a fare la prostitua. Poi, rimasta incinta, è stata obbligata ad abortire e, il giorno seguente, è stata rispedita sui marciapiedi. Questo è solo uno degli orrori compiuti ai danni di una decina di minorenni romene. Questa notte gli agenti del Gruppo Sicurezza Sociale e Urbana della Polizia di Roma Capitale, dopo tre mesi di indagini, hanno messo fine alla catena di sopraffazione. Sono stati arrestati due pericolosi pregiudicati, anch'essi romeni, di venticinque e ventisette anni, con l'accusa di riduzione in schiavitù, sfruttamento di minorenni e induzione alla prostituzione su strada. Le investigazioni, coordinate dal Sostituto Procuratore Francesco Polino, si sono svolte anche mediante intercettazioni telefoniche e videoriprese. Le vittime dei soprusi erano ragazze poco più che bambine. Venivano rese maggiorenni con falsi documenti, per poi essere trascinate a battere sulla via Aurelia. Le condizioni delle piccole schiave erano terribili: dietro minacce di ogni tipo, fisiche e psicologiche, gli aguzzini le obbligavano al meretricio. Per ognuna di loro era già tutto deciso: quanti rapporti, di quale tipo e le relative tariffe. Erano costrette a vendersi senza tregua, fino al raggiungimento della somma stabilita dai loro aguzzini. Le ragazze hanno trovato presso gli uffici del Gssu anche il conforto di un valido supporto psicologico: le agenti della Polizia di Roma Capitale che si sono «messe in ascolto» e hanno instaurato con loro un rapporto umano. La «squillo» quindicenne ha trovato la forza di raccontare ciò che è stata costretta a subire. L'indagine ha fatto emergere un giro di affari che fruttava una cifra stimabile nell'ordine del milione di euro all'anno. Parte di questi proventi era investita in Romania per l'acquisto di immobili, il resto del denaro serviva a sovvenzionare altre attività criminali a Roma, gestite da soggetti dell'Est Europeo.

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