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Nuovo ricorso al Tar Cirinnà-Azuni tentano il bis

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Cosìle due consigliere capitoline del Pd, Monica Cirinnà e di Sel, Maria Gemma Azuni definiscono il rimpasto di giunta che, proprio grazie alla vittoria del ricorso presentato dalle due sul rispetto delle quote rosa, ha provocato l'uscita del vicesindaco Cutrufo, l'ingresso di Rosella Sensi nella giunta e la nomina a numero due del Campidoglio di Sveva Bleviso. Irrispettoso però a questo punto appare il secondo ricorso al Tar, quello presentato ieri sempre dalle due consigliere perché, secondo loro «il sindaco, con le sue scelte, ha deciso nuovamente di aggirare una norma che lo vincola a comporre un organo sul principio della equa rappresentanza tra uomini e donne. La seconda delega ad una donna, infatti, non ripara il danno al quale, ad inizio consiliatura, chiedemmo espressamente al sindaco di porre rimedio. Da allora, sentenza del Tar a parte, l'orientamento del primo cittadino anche nella nomina dei dirigenti apicali esterni è stato indirizzato di fatto esclusivamente al maschile. Abbiamo depositato un nuovo ricorso - continuano -. Ma il problema non è il nuovo ricorso al Tar, né la vittoria di quello precedente che ha causato la caduta della giunta. Il problema è la volontà politica del sindaco e della sua maggioranza di voler violare lo Statuto e di discriminare le donne escludendole dal governo della città. Il vento è cambiato, e quando l'aula Giulio Cesare sarà chiamata in autunno a discutere del nuovo Statuto di Roma, presenteremo la nostra proposta per introdurre su ogni nomina, da quella della giunta fino ai cda delle aziende, una rappresentanza paritaria tra uomini e donne del 50%». A replicare è il consigliere capitolino Pdl, Federico Rocca che ricorda innnazitutto i numeri: «Alle elezioni comunali del 2008 il Pd candidò 21 donne su 60, ma è stata eletta solo la Cirinnà, la Sinistra Arcobaleno 27 su 60, eletta solo la Azuni, l'Udc 15 su 60 nessuna eletta e la prima è arrivata dodicesima con 231 voti, la Lista Rutelli 16 su 60 e nessun eletta, l'Idv 9 su 60 e nessun eletta, il Pdl 3 su 60 con 2 elette. Poche, è vero - ammette Rocca - ma è la dimostrazione che da noi si candidano, ricevono consensi e vengono elette, altrove ci sembrano più delle riempi lista messe lì solo per un mero dato percentuale. Ho paura che questa nuova ondata di femminismo estremo, metta le donne al pari di una categoria protetta, rischiamo di ritrovarci a dover comporre le liste elettorali con gli stessi criteri dei concorsi pubblici dove è prevista la riserva di posti per alcune categorie particolari». Il lavoro, ben più arduo di un ricorso al Tar, è tutto culturale. La sfida dunque parte da sinistra e, ribadiamo, le due consigliere potrebbero cominciare in casa loro, obbligando le giunte dei Municipi dove governano ad arrivare a quel 50 e 50 tanto ricercato nella giunta capitolina. Sus. Nov.

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