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Quando si tratta di difendere i propri diritti, le donne non guardano in faccia nessuno, nemmeno il partito a cui sono iscritte o per il quale tifano.

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Lasentenza del Tar che di fatto costringe il sindaco Alemanno ad annullare la sua giunta e nominarne una nuova, più rosa, è stata accolta con un entusiasmo bipartisan. «Le quote rosa sono uno stimolo a dare credito alle donne che si sono dimostrate da sempre ottime amministratrici - commenta la scrittrice Dacia Maraini, da sempre in prima linea sui diritti delle donne - Per abitudine, per antiche tradizioni si tende a dare più fiducia agli uomini ma le donne, quando sono scese in politica, hanno dato buona dimostrazione di sè». Il ministro alle Pari Opportunità Mara Carfagna è lapidaria: «La presenza femminile nelle giunte non dovrebbe essere imposta dai tribunali, ma dalla consapevolezza che non si può fare a meno delle loro competenze e della loro sensibilità politica». Lella Golfo, Presidente della Fondazione Bellisario e deputato dello stesso partito di Alemanno, prima firmataria della legge che garantisce la presenza delle quote rosa nei cda delle aziende delle società quotate-partecipate si spinge oltre e consiglia al sindaco della capitale di fare una giunta nominando metà assessori donna: «Non donne come simboli di un'attenzione alle pari opportunità, ma donne cui venga affidata la guida di assessorati chiave», dice. E propone anche i nomi delle «Mele d'oro», ovvero le donne premiate ogni anno dalla Fondazione: «Simonetta Matone, ex pm e ora all'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia, Rita Santarelli, vicepresidente Esecutivo Luiss Guido Carli, Laura Pellegrini, Presidente della Struttura tecnica di monitoraggio sulla Sanità presso la Conferenza Stato Regioni, Carolina Botti, Direttore Centrale Arcus e Donatella Visconti, Luisa Todini». E proprio quest'ultima, imprenditrice di successo già eletta europarlamentare nelle liste di Forza Italia sottolinea che «la giunta Alemanno avrà benefici da questa decisione perché il mix di genere, è stato dimostrato, porta a una visione più ampia». Mette le mani avanti la governatrice della Regione Lazio, Renata Polverini, quattro donne in giunta su 15 assessori, oltre a lei: «Il problema delle quote rosa ho cercato di risolverlo subito ma lo Statuto regionale è molto più rigido. Ma le donne in giunta hanno un valore aggiunto perché hanno un approccio diverso ai problemi». L'attrice Ottavia Piccolo non è mai stata una «patita delle quote rosa», ma ritiene che «in Italia non si possa fare ormai altrimenti. Le donne, né migliori né peggiori, nei secoli hanno avuto meno opportunità degli uomini e hanno una visione meno settaria del potere». Di «vittoria delle donne» parla Anna Finocchiaro, capogruppo Pd al Senato e affonda: «È l'ennesimo marchio negativo su una giunta che ha fallito su tutti i fronti nell'amministrare la capitale d'Italia». Sulla stessa linea la deputata Marianna Madia (Pd): «Quella di Alemanno è sempre più un'esperienza da dimenticare». Soddisfatte, ovviamente, le ricorrenti al Tar, Monica Cirinnà (Pd) e Gemma Azuni (Sel), entrambe consigliere capitoline, che non mollano la presa: «Se Alemanno riproporrà la sua giunta con una sola donna in più, noi presenteremo un nuovo ricorso al Tar».

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