Catturato il rapinatore finto prete
"Mi ricorderanno come l'unico ad aver rapinato una gioielleria in via Condotti". Crede di essere entrato nella storia del crimine Simone Di Martino, pregiudicato romano di 38 anni, il finto prete arrestato ieri dai carabinieri del Nucleo investigativo di via In Selci per il colpo da mezzo milione di euro alla gioielleria Eleuteri. In questi giorni non è stata l'unica razziata: i rapinatori hanno colpito in via del Babuino e nel centro commerciale Euroma 2. Il travestimento scelto, aver "violato" la sicurezza del salotto di Roma e piazzato i gioielli d'epoca che non sono stati trovati, hanno fatto sentire Di Martino mente famigerata di un piano riuscito alla perfezione. Anche le indagini però sono state perfette: i carabinieri lo hanno arrestato dopo sette giorni, e potrebbero esserci dei complici. Intorno alle 20 del 4 luglio, vestito con abito talare lungo e cappello nero a falde larghe (probabilmente da donna), il rapinatore è entrato nel locale. Ha chiesto un anello a una delle ragazze (nipote del proprietario, Carlo): mentre lei cercava l'articolo, ha infilato la mano nella busta per estrarre la pistola. L'altra commessa ha tentato di reagire, si è avventata contro di lui avendo la peggio. Con fascette di plastica, il finto prete ha legato i polsi delle due, le ha chiuse in bagno, poi ha svuotato i preziosi contenuti in otto casetti, arraffandone altri esposti in vetrina. Valore, circa mezzo milione di euro. I militari del Nucleo diretto dal colonnello Lorenzo Sabatino, coordinati dal comandante del Reparto operativo, Salvatore Cagnazzo, si sono messi subito al lavoro. Pensavano di partire dalle immagini della rapina registrate dalla telecamera interna al negozio. Ma era fuori uso. Quindi hanno passato al setaccio quelle presenti all'esterno di altri locali lungo via Condotti. E si sono visti i primi risultati: il finto prete che arriva, entra ed esce da Eleuteri, si allontana e si toglie il cappello mostrando il volto. Durante la fuga Di Martino si è disfatto anche di altro. In via Belsiana, in mezzo alla strada, si è tolto l'abito talare rimanendo in maglietta e jeans. Qualcuno ha visto la scena, si è sorpreso e l'ha riferita agli investigatori. L'incrocio tra foto e testimonianze ha dato la conferma sull'identità del finto prete. È partita la caccia. Il rapinatore non ha un domicilio, dorme in hotel. Dal giorno del colpo ne ha girati tre, rilasciando a ciascuno nome e cognome: in centro, al rione Monti e l'ultimo sulla Cassia, dov'è stato catturato. Arma e gioielli non sono stati trovati, probabilmente già venduti e smontati. Non si esclude che l'indagato sia stato aiutato da un complice: può aver ricevuto la busta coi gioielli e magari dato informazioni utili. Quella sera nel negozio non c'era telecamera, mancava il titolare e anche la guardia giurata che di solito pattuglia la strada: era andata in via del Babuino per un allarme rapina e si è presentata nove minuti dopo la segnalazione da via Condotti.