«Missioni col contagocce, un solo fax in ufficio, carta per fotocopie comprata coi nostri soldi, straordinari non pagati, poche auto a disposizione.
Perbattere la criminalità non serve solo un pool di esperti. Noi qui abbiamo fior di investigatori, gente che ha arrestato i malavitosi veri della banda della Magliana. Non ci sono i mezzi per poter lavorare. Ecco la verità». Il poliziotto che ha deciso di parlare - rappresentante del sindacato Consap ma anonimo per evitargli rappresaglie - è un segugio della Mobile, la struttura punta di diamante della questura e costretta a ridimensionamenti di soldi e mezzi. Spiega il poliziotto: «I dirigenti di sezione, lo stesso capo Vittorio Rizzi, si fanno in quattro per metterci in grado di operare e ci riescono pure perché conoscono le persone giuste al posto giusto. Ma ci si può raccomandare per svolgere il proprio dovere? Il nostro lavoro ci piace ma non basta. La mia sezione ha 60 uomini e tre auto a disposizione. Significa che se sei operatori sono in servizio esterno, gli altri 54 restano in ufficio. E le vetture nell'autoparco del ministero? I politici viaggiano su auto di grossa cilindrata, anche 4.000. Noi invece dobbiamo usare solo quelle fino ai 2.500, anche se sono state confiscate ai criminali. La Mobile - continua - ha solo un fax e con tutte le carte che si ricevono le cartucce del toner a volte mancano. Anche i fogli per le fotocopie spesso li compriamo noi. I tagli arrivano a ogni comunicazione ministeriale, ogni sei mesi. Però i criminali per non farsi prendere non badano a spese. Uno spacciatore destinato in Olanda, va in treno o auto fino in Germania, poi nei Paesi Bassi e in aereo sino al Sudamerica. E noi? La maggior parte guadagna 1.400 euro al mese. Tra panino e il resto un pedinamento può costare 20 euro al giorno. Tutto lavoro che neppure ti ritrovi in busta paga. Vengono pagate trenta ore di straordinario al mese, a fronte di 150 lavorate. Le altre? Un giorno le monetizzeranno». Le somme le tira il segretario nazionale della Consap, Giorgio Innocenzi: «Siamo stufi di incontri tra amministratori e vertici della sicurezza. A monte c'è il problema dei tagli. Il problema per certa politica sembra se Roma sia Chicago degli anni Venti o il Far west. Chiamatela come volete - scandisce - ma la realtà è che esiste un allarme che non è stato adeguatamente recepito da chi ha il compito per legge di fornire i mezzi a difesa della legalità». Fab. Dic.