Addio a Rubino Romeo Salmonì l'ebreo che ispirò «La vita è bella»
Erariuscito a festeggiare le nozze di diamante, 60 anni di matrimonio con la sua Mirella, circondato dall'amore di 12 nipoti. Ad Auschwitz non era più Rubino Romeo Salmoni ma «l'ebreo A 15810 da eliminare». Invece con la sua lunga vita felice il grande sopravvissuto alle atrocità del lager, che con i suoi racconti ispirò Benigni per «La Vita è bella», aveva davvero «sconfitto Hitler» come ha scritto nel libro che ha seminato la memoria della Shoah nei giovani. E vivere felici e a lungo non era scontato dopo aver conosciuto la vita-non-vita a continuo contatto con la morte dei campi di sterminio nazisti. Altri, grandi come Salmonì, non ce l'hanno fatta, al rientro. Lui sì. Anche con la forza d'animo e l'ottimismo. «Io sono ancora qui sano e salvo - ha ripetuto per tutta la vita davanti a scolaresche attonite e ammutolite come fece il mondo quando per la prima volta vide l'orrore dei campi di sterminio - Ho fatto i miei conti. Sono uscito vivo dai campi di sterminio, ho una bella famiglia, ho festeggiato le nozze di diamante, ho 12 splendidi nipoti, credo di aver sconfitto il disegno di Hitler». È morto ieri nella sua Roma a 91 anni. Era uno degli ultimi superstiti della comunità ebraica sconvolta dal rastrellamento nazista durante la Seconda guerra mondiale. Sfuggito alle Ss il 16 ottobre del '43 nella razzia del Ghetto, era stato catturato dalla polizia fascista sei mesi dopo. Via Tasso - la camera di tortura per gli oppositori e i resistenti -, il carcere di Regina Coeli, quindi il lager. Aveva 18 anni. Tornò a casa nel 1945. A Roma ritrovò i genitori, ma non i fratelli Angelo e Davide, uccisi dai nazisti. Due dei suoi sei fratelli, tutti maschi (lui era il quinto). «Il lungo viaggio verso la morte», come lo avrebbe chiamato, era finito e Romeo c'era ancora. Ha avuto il tempo di sposarsi con Mirella, di festeggiare i 60 anni di matrimonio, di crescere i figli e una dozzina di nipoti. Il presidente della Repubblica Napolitano ha appreso «con profonda tristezza della scomparsa del testimone e vittima di una delle pagine più tragiche della storia». «Testimone coraggioso sopravvissuto ad una delle pagine più tragiche e infami della storia del nostro Paese e dell'umanità» anche per il presidente del Senato Renato Schifani. Per il presidente della Camera Gianfranco Fini «dedicò la vita a mantenere vivo il ricordo, per impedire il ritorno dei mostri del passato». «Esempio per i giovani e per la città - ha detto il sindaco Gianni Alemanno».