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"Ormai uccidono la gente anche in pieno giorno"

Il padre della vittima

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C'era chi stava andando al lavoro. Chi aveva da poco aperto il negozio. La giornata a Prati, tra viale Angelico e via della Giuliana, era iniziata come sempre, eccetto la pioggia che stava venendo giù a fiumi. Poi i colpi di pistola. Sembravano non finire più. Poi la sgommata di una moto lanciata ad alta velocità. E le urla di Paola Petti, la moglie di Flavio Simmi ucciso nella sua Ford Ka. La donna getta l'ombrello a terra e corre in via Simone de Saint Bon gridando: «Aiuto lo hanno ammazzato». La gente corre in strada. C'è chi spalanca le finestre e si affaccia dai palazzi per capire cosa è successo. Nel giro di pochi minuti arriva Roberto Simmi, il padre di Flavio. La polizia gli va subito incontro per calmarlo. Lui scoppia a piangere e urla: «Quegli zozzi schifosi me lo hanno ammazzato, me lo hanno ammazzato». Via Grazioli Lante viene transennata. Residenti e passanti si accalcano ai lati della strada. Un ragazzo bengalese che lavora in una frutteria a poche decine di metri dal luogo dell'agguato: «Ho sentito gli spari, ho pensato a una gomma scoppiata, non ho capito subito cosa stava accadendo, sono uscito dal negozio e ho visto quell'uomo a terra. Allora ho capito». Il farmacista di via Simone di Saint Bon non riesce a crederci: «Simmi e la moglie sono due ragazzi giovani, hanno due gemellini piccoli e vivono qui da appena un anno. Abbiamo aiutato il padre e la madre come potevamo, eravano disperati. All'inizio ho pensato a un tuono, poi un'altra serie di colpi e sono uscito e, da lontano, ho visto il corpo. Ho sentito il primo botto, dopo poco il secondo e il terzo di seguito e ancora dopo quattro, cinque tutti di seguito». «Erano delle brave persone, una bella coppia - racconta una dipendente della farmacia». E il titolare aggiunge: «Una volta ci scherzai perché arrivò in negozio con i figli che indossavano la maglietta della Roma e io, da laziale dissi: già così presto?». Altri testimoni, che lavorano in via Grazioli Lante, raccontano di aver visto una moto con due persone con i caschi che gli coprivano completamente il volto. Dopo tre ore dall'omicidio la polizia dà il permesso al padre di avvicinarsi al corpo di Flavio ancora disteso a terra accanto all'auto. Roberto Simmi si accascia sul corpo del figlio singhiozzando: «Flavio, Flavio, non è vero, non è vero». Intanto gli amici della vittima abbracciano la moglie Paola tornata sul luogo del delitto dopo essere stata interrogata per due ore. Un amico di Flavio si dispera: «Ieri sera ero con lui. Siamo andati a cena insieme. Era molto felice, gli avevano appena tolto i ferri dalla gamba dove gli avevano sparato a febbraio». Poi gli amici depongono un mazzo di fiori nel punto dove è stato ucciso Flavio. Intanto, al bar che fa angolo con via Faa' di Bruno i clienti cercano ancora di capire come sia stato possibile un attentato del genere alle 9,30 del mattino: «Roba da non credere, oggi Prati è diventato anche questo. Ora ammazzano la gente in pieno giorno».

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