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Il barista è sotto choc «Non posso crederci»

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Nonriesco ancora a crederci». Non ha parole e soprattutto non vuole aggiungere altro un barista dell'antico Caffè Chigi, bar che ieri mattina è stato sequestrato nell'ambito di un'operazione della Dia per contrastare la 'ndrangheta nella Capitale. Il locale romano è uno degli immobili messi sotto sequestro perché ritenuto dagli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia riconducibile alla 'ndrina dei Gallico di Palmi. «Ho lavorato qui fino a due settimane fa - ha aggiunto l'ex dipendente - ed è davvero una cosa strana. Chi lo avrebbe mai immaginato: ripeto, una doccia fredda». Niente cappuccino e cornetto questa mattina per gli abituali clienti del bar, collocato in posizione «strategica» tra diversi uffici e le sedi del potere nella Capitale. Porte chiuse, bancone nella penombra e nessun sigillo o cartello: solo alcuni sgabelli in legno davanti alle porte vetrate ad indicarne l'improvvisa chiusura. «Stamattina sono andata per prendere il solito caffè - ha raccontato l'edicolante di piazza Colonna - ma c'era qualcosa di strano: un secchio dell'acqua davanti all'ingresso a sbarrare l'entrata. In quel momento non ho realizzato anche perché gli agenti erano in borghese. Poi il barista che di solito apre la mattina mi ha fermato senza darmi spiegazioni. La notizia l'ho sentita qualche minuto dopo alla radio». Per tutto il giorno è continuato intanto il viavai di persone davanti all'entrata del bar all'angolo di piazza Colonna. Alcuni si sono fermati, appoggiano le mani davanti ai vetri per guardano dentro e si sono chiesti il perché della chiusura: «Forse un lutto - si è domandato un anziano signore - o magari non si sono sentiti bene». La notizia nel frattempo ha continuato a spargersi nella zona: «È impossibile - ha commentato un cliente davanti alla porta di ingresso - la 'ndrangheta davanti Palazzo Chigi. È una cosa preoccupante. Non c'era niente di sospetto e nulla faceva pensare che la criminalità organizzata poteva installarsi nel cuore di Roma».

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