Un convento nel cuore di Roma trasformato in appartamenti di lusso grazie a false certificazioni e omissioni.
Neiloro confronti infatti il pm Maria Cordova ha chiuso l'inchiesta, atto questo che di norma prelude a una richiesta di rinvio a giudizio. Il progetto puntava alla creazione di 34 appartamenti per uso privato. Nei loro confronti la procura contesta i reati di corruzione aggravata, abuso d'ufficio, falso ideologico, violazione di norme del testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. L'immobile al centro dell'inchiesta fino al 2004 ospitava ed era di proprietà delle suore francescane: un antico convento con affreschi in via della Cisterna, a Trastevere. Acquistato da una società di comodo, negli anni sono stati chiesti i certificati necessari per poter modificarne la struttura e il cambio di destinazione d'uso: da istituto religioso a edificio residenziale. Una variazione, per l'accusa, possibile grazie all'intervento di Francesco Febbraro, all'epoca dei fatti direttore del IX dipartimento del Comune nonché di funzionari e ispettori dell'Usce (ufficio condono edilizio) attivati dall'imprenditore e costruttore Antonio Pulcini che avrebbe dato a Febbraro, a un prezzo inferiore a quello di mercato, un appartamento con posto auto nell'edificio in questione. Nel fascicolo della procura sono finiti, inoltre, cinque dipendenti dell'Usce che hanno istruito la pratica di sanatoria edilizia con rilascio di condono, i tre tecnici del IX Dipartimento che hanno istruito le Dia con riferimento agli anni 2004 e 2007, due amministratori della società Madi-Tulipano Bianco, riconducibile a Pulcini, di due progettisti che hanno redatto le Dia, un costruttore titolare dell'impresa di costruzione Socori srl. Infine un vigile urbano è accusato di falso che avrebbe redatto una falsa informativa in cui spiegava che non era possibile risalire alla data di realizzazione di soppalchi al secondo piano dell'immobile non escludendo, poi, che questi lavori si siano realizzati nei termini di legge.