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«La proprietà è un furto», sosteneva il filosofo e anarchico francese Pierre-Joseph Proudho

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Erametà dell'800. Qualcuno tentò di mettere in pratica il suo assunto. E si arrivò al socialismo reale, che non distribuì la ricchezza ma si limitò a sostituire lo Stato ai privati. Oggi, nei Paesi dove regna l'economia di mercato (anche in quelli ex comunisti) «la proprietà privata è riconosciuta e garantita dalla legge», come recita l'articolo 42 della nostra Costituzione. Eppure nella Capitale può accadere che un gruppo di persone occupino un locale con la forza, privino i suoi legittimi proprietari della possibilità di gestirlo e ne traggano vantaggio economico abusivamente. Il tutto in palese violazione della legge. Senza che nessuno intervenga. E trovando pure chi, con falsa retorica radical-chic, li difende e accusa gli imprenditori di voler privare i cittadini dello spazio per farne, invece, una sala da gioco con annesso centro culturale. È un reato? No. Un abuso? Nemmeno. Ma non c'è neppure bisogno di entrare nel merito. Basta raccontare questa storia dal sapore gogoliano, emblematica dell'incapacità del Belpaese di garantire libere intraprese e di far rispettare il diritto. A sintetizzarla in modo esauriente e chiaro è stato, con un'interrogazione parlamentare, il deputato del Pdl Francesco Aracri. Il 15 dicembre 2010 la società «Camene Spa» stipula un contratto di locazione commerciale per l'affitto dell'ex cinema «Palazzo» in piazza dei Sanniti, a San Lorenzo. Obiettivo: realizzare un «negozio del gioco» con tanto di autorizzazione dei Monopoli e delle altre autorità interessate. Nei locali, inoltre, è previsto uno spazio per l'associazione culturare «Cicero», che svolge attività di divulgazione scientifica del patrimonio storico e artistico, che organizzerà conferenze, spettacoli di intrattenimento, percorsi espositivi. Nel gennaio di quest'anno partono i lavori di ristrutturazione. Il progetto prevede la creazione di 50 posti di lavoro. Il 15 aprile, quando le opere sono quasi concluse, una ventina di persone che fanno riferimento ad Action si introducono nell'immobile, allontanano bruscamente gli operai e occupano i locali. La Camene denuncia i fatti alla Procura. Segnala al commissarato di zona che nell'ex cinema ci sono un montacarichi che arriva fino a 14 metri di altezza, 150 metri quadrati di copertura in eternit (cioè di amianto cancerogeno) per il quale la Asl ha «intimato l'immediata rimozione» e, infine, una cabina ad alta tensione non presidiata. Se qualcuno si fa male, l'amministratrice della Spa, che è anche custode dei suddetti locali, potrebbe essere chiamata in causa. Per questo interessa della questione anche i carabinieri, i vigili del fuoco e la prefettura. Invano. Lo sgombero richiesto non viene effettuato. Il pm titolare dell'inchiesta chiede l'archiviazione, scrivendo che si tratta (è già passato un mese) di «una introduzione momentanea». Il presidente della provincia Zingaretti, solidale con gli occupanti, si schiera contro il «nuovo scempio speculativo» e suggerisce che «spazi come questo, nel rispetto dei privati e del mercato, possano mantenere intatta la loro valenza sociale». Intanto, mentre i Robin Hood di Action organizzano nello spazio sequestrato abusivamente spettacoli, smerciano senza alcun permesso birra, vino e pop-corn, la Camene sborsa ogni mese 15.000 euro d'affitto. Anche l'investimento della società (circa un milione di euro) è a rischio. Ma sono speculatori privati, capitalisti, affamatori e sfruttatori del popolo... Del «popolo», però, fanno parte anche i 50 futuri occupati nella casa da gioco e i contribuenti che, se la Camene chiederà un risarcimento allo Stato, ne pagheranno indirettamente le spese. Per non parlare del mancato incasso (sempre statale) dei Monopoli. A rimetterci, insomma, saranno come al solito i cittadini. Compresi quelli di San Lorenzo.

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