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Tutti pazzi per il maghetto inglese

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Questo,soprattutto, racconta la mostra fotografica organizzata dalla Warner Bros. Pictures inaugurata ieri alla Galleria Alberto Sordi dedicata ai film tratti dalla fortunatissima saga di J.K.Rowling, che anticipa l'uscita nelle sale cinematografiche italiane - il 13 luglio - della seconda parte di «Harry Potter e i doni della morte», ultimo atto della storia. Innegabile che i fans più sfegatati, in fila sin dal mattino, aspettassero soprattutto gli ospiti d'onore, gli attori James e Oliver Phelps e Evanna Lynch, nel film rispettivamente Weasley e Luna Lovegood. Il mantra: «Per un autografo, farei di tutto». Installate su imponenti monoliti neri, presi letteralmente d'assalto da centinaia di «afecionados» romani e non, le foto di scena della saga del maghetto sono apparse soprattutto come un album di ricordi personali: Harry ed Hermione da adolescenti sono diventati uomini. I volti, le immagini adolescenziali, grottesche e affettuosamente maldestre dei primi incantesimi, si alternano ora a espressioni più profonde, che celano tematiche sconosciute nei primi capitoli, come la seduzione, il potere, la gelosia. Ogni monolite, insomma, racconta come Harry Potter sia cresciuto: ma – e non poteva essere diversamente parlando di magia – c'è il trucco. Con un effetto garantito. La scelta delle foto e il tipo di allestimento invitano infatti a spostare lo sguardo sulla foto interiore, su quell'immagine riflessa che mostra come, assieme all'eroe di Hogwarts, siano cresciuti e cambiati anche coloro che sono al di qua del monolite: si guarda la foto, insomma, ma ci si guarda allo specchio, come di fronte a una sfera di cristallo. C'è chi ha iniziato a seguire Harry mentre finiva la scuola media, e ieri davanti alle foto era fresco di laurea. C'è chi ha letto il primo libro da ragazzo, e ieri teneva in braccio un figlio piccolo, sorridendo all'icona di Harry come a volergli dire: «Ma quante ne abbiamo passate insieme!». E poi ancora altri genitori con figli, che a vederli si faceva fatica a capire chi avesse accompagnato chi, a conferma della trasversalità generazionale che da sempre è stato il punto di forza della saga della Rowling, al punto da renderla la donna più ricca del Regno Unito. E poi ancora turisti, semplici curiosi, meticolosi collezionisti in cerca di foto inedite. In ogni caso erano in tanti, e talmente diversi l'uno dall'altro da lasciare senza risposta la domanda che accompagna la serie dal primo episodio: che genere di fenomeno sociale e letterario è Harry Potter? È la saga fantasy di maggior successo dell'era contemporanea? È un'epopea gotica camuffata da racconto per ragazzi? È l'espressione più moderna del pop? O ancora un fenomeno «emo»? Di certo, per tutti quelli - e non erano pochi - che al calar del sole hanno lasciato la galleria puntando in direzione dello stadio Olimpico dove suonava Vasco, Harry sarà stato anche un po' rock.

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