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«È un errore che capita»

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Prof. Donato Antonellis, come mai è successo? «Sono cose che capitano anche se non dovrebbero accadere mai ecco perché la ferrista deve contare e ricontare tutti i ferri a fine operazione - risponde il primario di Chirurgia d'urgenza del San Camillo Forlanini che ha operato la signora -. C'è stato un errore, peraltro rimediato in maniera brillantissima, ma questo è un caso che non esiste, la signora sta bene, se chiederanno un risarcimento sarà diritto farlo, ma montare un caso così, questo non è onesto e mi dispiace: sono aperto con i giornalisti ma stavolta sono entrati di soppiatto in ospedale per intervistare la paziente, e a me la signora ha detto che non voleva essere intervistata assolutamente».  Ci spieghi lei come è andata  «La signora è stata operata venerdì dell'altra settimana, venerdì 17. In ottava giornata è andata a casa, stava benissimo, dopo due giorni è tornata perché aveva dei dolori. Ho subito fatto fare un tac, ho visto che si trattava di un ferro chirurgico nell'addome, una kelly cioè una pinza. Ho immediatamente riportata la paziente in sala operatoria, con un piccolo taglio ho estratto la kelly». E cos'altro ha fatto? «Ho chiesto chiarimenti alla caposala, che coordina gli infermieri e anche i ferristi del blocco operatorio, ho chiesto loro: perché è successo questo?». Cosa la stupisce di più? «La cosa che più mi ha meravigliato è che a distanza di giorni nessuno si era accorto che mancava un ferro. Tra l'altro devo dire che la ferrista che mi assisteva in quell'intervento è delle più brave e delle più attente, a riprova che questa è una cosa che può capitare, l'importante è che si rimedi subito, e bene, come è successo». La paziente ora come sta? «La signora è in ottime condizioni, tra lunedì e martedì si prevede la dimissione». Stress e turni massacranti possono aver influenzato? «Sì ma non in questo caso. Si stava facendo una regolare seduta operatoria, era un intervento tranquillo, di resezione del colon, intevento andato bene, c'è stato questo, perché c'è stato non lo so, mi chiedo se siano stati contati bene all'inizio i ferri, o dopo, questo non so dirlo». Cosa pensa dell'accaduto? «Non saprei come chiarirmi, io quando finisco l'intervento chiedo sempre: "sono stati contati i ferri? sono state contate le pezze?" e annoto la risposta della ferrista». Ci spieghi come funziona «I ferristi all'inizio dell'intervento contano i ferri, il tipo di ferro e le pezze, cioè i tamponi, grandi e piccoli. Il numero finale, tra materiale usato e rimanenza, deve tornare. Se sono state consumate 39 pezze, e le pezze erano 40, deve starci una pezza pulita; la stessa cosa si fa con i ferri: se sono stati tirati fuori un certo numero di kelly quel numero deve essere lo stesso anche a fine intervento. Mi chiedo anche se siano state date più kelly di quelle che la ferrista sapeva...». Queste domande le ha poste anche alla ferrista?  «Ho chiesto spigazioni alla caposala e alla ferrista per iscritto e aspetto una risposta perché con questa devo relazionare alla Direzione sanitaria». La signora sapeva perché tornava in sala operatoria? «Certo che sì. Non c'è nulla di nascosto: quando ho visto la tac con la kelly ho detto chiaramente alla signora che c'era una pinza nell'addome; non ho nascosto nulla, tutto alla luce del sole: sono incidenti di percorso che possono capitare, sia ai chirurghi che ai ferristi».

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