La camorra nel ciclo del cemento Ad Acilia il supermercato dei boss
Eci era riuscita. Il clan Belforte ha costruito un centro commerciale ad Acilia utilizzando alcune imprese subappaltatrici. Nel business dei rifiuti i boss di Marcianise, nel Casertano, già avevano messo le mani costruendo impianti di compostaggio, soprattutto nella zona del Frusinate. Ieri il clan è stato decapitato. Nella sua residenza di Marcianise, i carabinieri della Noe di Roma del colonnello «Ultimo», l'ufficiale che catturò il mafioso Totò Riina, hanno arrestato Camillo Belforte, 31 anni, e notificato lo stesso provvedimento al padre Domenico, già in carcere. Sequestrate società edilizie, auto di lusso e conti correnti bancari per un ammontare di circa 80 milioni di euro. L'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto della Procura di Napoli Federico Cafiero de Raho, e dai pm Raffaello Falcone Maria Cristina Ribeira e Giovanni Conso è stata tenace. Dopo l'arresto del padre Domenico, dello zio Salvatore e dello loro rispettive mogli (Maria Buttone e Concetta Zarrillo) il giovane boss aveva ereditato la guida della famiglia criminale, conosciuta anche col nome dei Mazzacane, affidatagli dal padre Domenico, 54 anni, durante un colloquio avvenuto nel carcere di Biella nel corso del 2010. Camillo Belforte gestiva gli affari sporchi, usura ed estorsioni a imprese e attività commerciali di Marcianise e i comuni limitrofi. E quelli "puliti", facenti capo a imprese legali attive soprattutto nei settori dell'edilizia - con la Cami costruzioni e la MD Immobiliare - e dei rifiuti: con la Nico service ecologica, Biocom, Waste service e altre. E non solo in Campania. Il percorso che ha portato all'arresto di Camillo Belforte è stato complesso. Una prima mossa i militari del Noe di Roma del capitano Pietro Rajola Pescarini l'hanno messa a segno nel marzo 2009, con l'operazione che ha scardinato il sistema di società dei Belforte inserite nel ciclo dei rifiuti, in Campania e nel Lazio, pilotato da Pino Buttone, latitante, cognato del capo clan. Qualche mese fa Buttone si è costituito in carcere, messo alle strette dagli uomini del colonnello Ultimo. Ieri, dopo due anni di appostamenti, intercettazioni e controlli patrimoniali incrociati il giovane capo dei Belforte è finito in cella. Dalle indagini pare che fosse uno spendaccione. Se ne lamentava col suo amico Carlo Sparaco, imprenditore edile e già presidente della Casertana calcio. Dai 22 mila euro per pagare il cantante Little Tony che si è esibito al battesimo della nipote, alle 87 paie di scarpe Hogan. Nell'ordinanza alcuni stralci di conversazioni. Camillo Belforte commenta con altre persone la festa di battesimo della nipote Camilla (figlia del fratello Salvatore). Camillo: «Alfo', se ne sono andati 35/36 mila euro. Però venne pure coso, come si chiama? Little Tony. Si prese 20.000... 22 mila euro». E ancora, con Sparaco. Camillo: «Sono inchiodato malamente Carlo. Mi sto stizzando come una bestia. Ho fatto i conti... tengo 4.700.000 euro buttati. Quando tre anni fa tenevo 1.765.000 euro contanti conservati... e tenevo una sacco di soldi... Ma che ho combinato? Mannaggia, io non mi rendo conto, facevo troppo le cose ad uso... secondo me. Carlo puoi distruggere in un paio di anni 1.765.000 euro e non trovarti un cazzo sei fesso!». Carlo: «No fesso... è che uno è buono». Fab. Dic.