Il chitarrista che sogna Santana
.Gliela regalò il padre quando non aveva ancora dodici anni. Da quel giorno Alberto Bonanni, 29enne di Tivoli, a Roma per diplomarsi all'accademia per musicisti Saint Louis, non ha più mollato la musica. Per lui, che ora è in coma dopo un pestaggio, è tutta la sua vita. «Il suo sogno è diventare qualcuno - racconta la cugina Annalisa -. Non ha mai avuto un vero insegnante prima di segnarsi all'accademia, si è messo in testa di imparare e lo ha fatto. È un grande. Un genio. Per noi è il gigante buono». Sul suo profilo «myspace», dove è ritratto durante le sue esibizioni sul palco, Alberto si racconta: «Sin dalla tenera età ero alquanto strano, si lasci pensare che una volta mi lavai il capo tirando la catena della tazza del cesso! Fino all'età di dieci anni non avevo mai coltivato interessi per nulla, non amavo il calcio, non amavo niente. Provai a studiare il clarinetto, ma non ebbi gratificanti risultati. Finché venne il giorno in cui mio padre mi regalò la musicassetta dei Deep Purple "Made in Japan"». Alberto iniziò a sentire di tutto: dai Led Zeppelin ai Pink floid. Fino al giorno in cui papà gli regalò il primo strumento. Dal quel momento si è fiondato su ogni genere, dal pop all'heavy metal. Poi, consigliato dai suoi compaesani di Roviano, è arrivato a Roma dove, oltre a studiare, ha iniziato a suonare in gruppo. «Attualmente - scrive lui su internet - milito nei Mic Cek, devastante cover band dei Rage Against The Machine e nel mio trio rock 'n blues The Bonanni Experience». Il suo talento lo ha portato a suonare ovunque. Da Los Angeles al rione Monti, dove sabato notte è stato aggredito. «I suoi miti - raccontano gli amici - sono Steve Vai, Joe Satriani, Carlos Santana. Per lui la musica è tutto. È uno che parla suonando. E il suo sogno è vedere un giorno il suo nome accanto ai grandi della chitarra».