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Cadavere in corsia da due settimane

corsia ospedaliera

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Il cadavere giaceva a terra a pochi metri dalla direzione sanitaria dell'ospedale San Camillo Forlanini. Era lì da circa quindici giorni. Abbandonato in una corsia. Solo ieri, dopo due settimane, è stato trovato. È mezzogiorno di un - quasi - normale lunedì in ospedale. Al secondo piano del padiglione centrale del Forlanini, alcuni pazienti sono nella sala d'attesa del reparto Oculistico. Qualcuno sente un odore acre. Forte. Nauseabondo. Anche gli altri, nella sala, lo avvertono. Si spazientiscono. Parte una protesta contro gli operatori. Al piano terra squilla il telefono. La direzione sanitaria viene avvertita: c'è un problema al secondo piano. È a questo punto che il personale, col supporto dei vigilantes, provano a capire da quale parte arrivi il fetore. Spalancano la porta della Terapia del Dolore, che si «bacia» con l'Oculistico. C'è un lungo corridoio. Nelle stanze nulla. Né a terra. Né nei bagni. Ma più avanzano più l'odore diventa forte. In fondo al reparto c'è un'altra sezione. È la Fisiopatologia Respiratoria. È chiusa a chiave. L'hanno trasferita un anno fa. Entrano. Bastano pochi passi. In mezzo al corridoio, accasciato al suolo, c'è il corpo di un uomo. Ha il volto rivolto a terra. La schiena nuda. Un paio di jeans, scarpe e calzini. Accanto al suo corpo il tappo di una siringa e qualche soluzione fisiologica. L'odore è insopportabile. È morto. Da troppo. La testa e il torace sono invasi dai vermi. La scena è da film horror. Arrivano gli uomini del posto di polizia del San Camillo, che fanno capo al commissariato di Monteverde. Poi i ragazzi della scientifica. L'uomo morto è un italiano di 39 anni nato a Fondi. Un tossicodipendente ex carcerato che, probabilmente, ha passato gli ultimi minuti della sua vita iniettandosi della droga nelle vene. Ma come ha fatto a entrare in quel reparto? La vigilanza lo tiene chiuso da mesi. Impossibile accedervi attraverso un normale percorso. Sul retro reparto c'è però una porta finestra. È aperta. Possibile che qualcuno si sia introdotto abusivamente sul terrazzo e abbia poi forzato la maniglia per entrare. Le indagini per capire la dinamica dell'evento sono tuttora in corso. Il direttore sanitario del San Camillo Forlanini, Diamante Pacchiarini, conferma «che il reparto era chiuso da circa un anno. Sono circa duecento metri quadrati. Uno spazio che in questo momento è inutilizzato, ma che noi volevano sfruttare per trasferirci alcuni ambulatori. Non a caso - dice il direttore sanitario - due mesi fa eravamo entrati per effettuare dei controlli sugli impianti elettrici». L'ultima volta che era stato ufficialmente aperto il reparto era vuoto. Eppure i dipendenti della struttura raccontanto come alcuni spazi inutilizzati del Forlanini diventino, di notte, luogo di riposo per barboni e tossicodipendenti. Anche l'ala di Fisiopatologia Respiratoria è un rifugio sfruttato da alcuni senzatetto. Del resto la struttura sfrutta circa un ventesimo dello spazio disponibile. Dieci anni fa aveva 700 posti letto. Oggi ne ha 104 con soli sei reparti. «Bisogna darci una mossa per intervenire e recuperare queste aree - dice il coordinatore Rsu, Achille Lunghi -, con il corpo centrale dedicato all'assistenza dei pazienti e il resto per recuperare i reparti. Siamo in un limbo dove il Forlanini né si chiude né si rinnova». E finché i corridoi resteranno vuoti, lì clochard e tossici continueranno a vivere. E a morire.

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