Proteste e ultimatum Il rebus Malagrotta
Ore decisive per il dopo-Malagrotta, sulla quale l'Unione europea ha già avviato una procedura d'infrazione contro l'Italia. La governatrice Renata Polverini entro mercoledì dovrà prorogare la chiusura della discarica e indicare il nuovo sito. Operazione tutt'altro che semplice, perché sulla scelta gravano problemi politici (il rapporto col sindaco di Roma Gianni Alemanno che vorrebbe la nuova discarica fuori dal proprio Comune) e d'ordine pubblico (le proteste degli abitanti di numerosi Comuni della provincia indicati come possibile soluzione che non vogliono ospitare l'immondizia della Capitale). Sul caso-rifiuti income anche la serrata delle discariche proclamata per domani da Federlazio. Per scongiurarla oggi si incontreranno presso gli uffici dell'assessorato ad Attività Produttive e Rifiuti una riunione tra i rappresentanti di Federlazio, l'assessore Pietro Di Paolo e il segretario generale della Regione Salvatore Ronghi. Le richieste che avanzerà Federlazio riguarderanno l'innalzamento delle tariffe per il conferimento in discarica e una soluzione al problema dei Comuni morosi. In entrambi i casi l'attenzione sarà focalizzata soprattutto su Malagrotta, la cui proroga scade a fine mese e per cui, come detto, sarebbe in in arrivo una nuova proroga fino al 31 dicembre. Nel frattempo non accennano a diminuire le proteste dei Comuni interessati dalla possibile indicazione del sito destinato a ospitare la nuova discarica della Capitale. Riano è sul piede di guerra: la Regione non ha risposto alla lettera di chiarimenti inviata dal sindaco Ricceri e il Consiglio comunale comunica che verrà presa ogni iniziativa per «contrastare l'ipotesi discarica a Pian dell'Olmo per il dopo Malagrotta». Oggi una delegazione del Consiglio e gella giunta sarà presente in Regione «per cercare un incontro con la Polverini con l'obiettivo di ricevere delucidazioni e chiarimenti», mentre domani alle 17 i cittadini di Riano e dei Comuni limitrofi saranno protagonisti di un sit-in di protesta sulla Tiberina all'altezza proprio di Pian dell'Olmo. Anche Palidoro è in fermento. Tra le tante ipotesi avanzate in questi mesi c'è infatti anche l'area di Castel Campanile. L'occupazione dell'Aurelia avvenuta sabato potrebbe essere solo l'inizio di un'escalation di proteste destinata a coinvolgere tutte le zone del litorale nord di Roma: Fiumicino, Passoscuro, Torrimpietra, Ladispoli fino ad Allumiere, altra zona inizialmente indicata come possibile casa della nuova discarica della Capitale. Neppure gli abitanti della Valle Galeria hanno perso tempo e, sulla scorta degli esempi dei cittadini di Riano e Allumiere, nei giorni scorsi hanno preso d'assedio il Consiglio regionale in via della Pisana per gridare il proprio no alla soluzione Monti dell'Ortaccio, un'area già bella e pronta ad ospitare il dopo-Malagrotta di proprietà proprio di Manlio Cerroni, ma considerata troppo vicina alla discarica. A complicare ancora di più la situazione è poi il piano rifiuti varato dalla giunta a fine anno e fermo in commissione. Doveva approdare nell'Aula della Pisana verso marzo, ma ad oggi è ancora impantanato. Così come non è mai stato votato in Consiglio quello stilato da Marrazzo nel 2009 in qualità di commissario ad acta. Al momento, l'unico testo valido è il piano Verzaschi del 2002 così come integrato dai decreti commissariali dell'ex governatore, che ha introdotto il gassificatore di Albano (bloccato poi dal Tar, tanto che la Regione ha praticamente abbandonato il progetto, pur non dicendolo apertamente) e gli impianti di trattamento e trasformazione dei rifiuti in cdr di Bracciano, Latina, Guidonia, Colleferro e Rieti. Una situazione che sta portando a un sostanziale stallo, con gli Ato (Ambiti territoriali di zona) e i sub-Ato previsti da Verzaschi (con un Ato unico per Roma e provincia) ma mai istituiti per legge. Di fatto è come se non esistessero. Un panorama reso ancora più fosco dall'incertezza normativa: la Provincia deve indicare dove si possono fare i termovalorrizzatori attraverso il Piano provinciale dei rifiuti per le zone idonee alla termovalorizzazione e l'Ato deve gestirli. Ma l'Autorità d'ambito manca, così come il soggetto gestore. Un nodo gordiano in cui districarsi è difficile. A ben guardare per la Polverini sarebbe meglio fare come Alessandro: reciderlo con un colpo di spada. Farsi nominare da Palazzo Chigi commissario.