Telefonate a luci rosse. Nei guai prof precario
Professore di scuola e molestatore telefonico a luci rosse. In dieci anni, il docente precario di Storia e Filosofia in diversi licei della Capitale («Giulio Cesare» e «Augusto» tra gli ultimi) avrebbe perseguitato 29 vittime - colleghe, studentesse e in alcuni casi anche le loro famiglie - con chiamate a sfondo sessuale fatte dalla zona Tuscolana. Un insospettabile da cima a fondo, un «laico» che nel gennaio 2008 firmò la lettera di solidarietà ai docenti dell'università La Sapienza che si opposero alla visita di papa Ratzinger per l'inaugurazione dell'anno accademico. Mercoledì notte Biagio Biomonte, 38 anni, commissario d'esame di maturità al liceo Scientifico Cavour, è stato messo agli arresti domiciliari dai carabinieri della sezione di polizia giudiziaria della Procura della Repubblica, su disposizione del giudice per le indagini preliminari Sandro Di Lorenzo. L'accusa: atti persecutori e molestie reiteratamente commessi tra il 2001 e il 2011. Il giudice lo ha già sottoposto a interrogatorio di garanzia ma l'indagato si è rifiutato di rispondere. Le indagini sono partite sei anni fa. In caserma si sono presentate professoresse e ragazze accompagnate dalle mamme denunciando di ricevere centinaia di telefonate, alle ore più strane del giorno e dai contenuti osceni. Il magistrato Elisabetta Cennicola definisce la terminologia «feticistico–masochista». Secondo l'accusa, approfittando del suo ruolo, il prof avrebbe recuperato dagli archivi delle scuole i dati personali delle prescelte e poi le avrebbe afflitte con telefonate hard, alterando la sua voce e spacciandosi per soggetti sempre diversi. Ricco il repertorio: dal vecchio malato ricoverato in una casa di cura al dottore o infermiere che lo curavano. Oppure, dal poliziotto al commissario di polizia del centro stalking. Insomma, quella pioggia di chiamate piene di richieste a sfondo sessuale e un po' perverse avrebbero finito per generare nelle poverette uno stato di ansia e di malessere non facile da controllare e da scrollarsi dall'anima. Arrivare al molestatore non è stato semplice. Stando agli accertamenti dei carabinieri, il docente aveva preso le sue precauzioni proprio per evitare di essere facilmente rintracciato da chi si fosse messo alla ricerca dello stalker. Lo stratagemma si concentrava tutto sulla scheda del telefono cellulare ricaricabile. Biomonte avrebbe utilizzato esclusivamente sim a lui non riconducibili, con intestazioni fittizie. Inoltre, chiamava la vittima sempre con la stessa scheda, senza usarla per telefonare anche ad altre. La svolta c'è stata nell'ottobre scorso. Dai tabulati, i carabinieri vedono il numero di telefono che chiama, ma non l'utente. Un ostacolo che si può aggirare tentando di localizzare il luogo dal quale parte la chiamata. L'accertamento tecnico va a buon fine. I militari si appostano in zona Tuscolana e osservano. Biagio Biomonte entra nel locale per ricaricare il telefono, esce e squilla alle sue vittime: sono due, prese di mira sin dal 2005. A immortalarlo ci sono pure le telecamere di sorveglianza montate all'esterno dell'esercizio commerciale. Il magistrato è sempre più convinto di richiedere la misura cautelare domiciliare, soprattutto tenendo conto di due fattori: il professore è diventato sempre più abile negli accorgimenti e più audace nelle ossessioni. Mercoledì l'arresto. Nel 2008, Biomonte è stato anche al liceo «Primo Levi». Su Internet un suo ex studente, Francesco, lo ricorda così: «Molto presuntuoso e generalmente poco amato dagli studenti, uomo dai grandi valori e apparentemente serio. Domande frequenti: Marx, Comunismo, Nazismo, zona grigia e Patti lateranensi». Raccomandazione: «Parlategli bene della sinistra».