Nottataccia di voti e scontri in Consiglio sulla delibera 35
Ore di dibattiti e polemiche nella nottata di votazione in Consiglio comunale. Il sì alle 4 del mattino alla delibera per la valorizzazione della dote immobiliare di Atac Patrimonio. Si tratta delle 15 strutture, tra ex depositi, rimesse e aree tecniche, appena reintegrate nel capitale sociale Atac Spa con il «sì» della seduta di mercoledì scorso all'altra delibera, la 30, nell'ambito del piano di salvataggio dell'azienda. L'altra notte l'oggetto del voto in Consiglio, giovedì saltato per l'assenza in aula del numero legale, è stata la delibera per affidare a un fondo immobiliare i beni suddetti, al fine di risanare la società madre con un'iniezione stimata in 400 milioni di euro. Un provvedimento a detta del sindaco Alemanno «essenziale per sanare la società». Oltre che «positivo per rilanciare il trasporto pubblico e riqualificare la città», secondo i consiglieri Pdl Andrea De Priamo e Roberto Cantiani. Di parere opposto l'opposizione, che contro quella che è stata definita una vera e propria «svendita» ha alzato barricate in Aula Giulio Cesare, con oltre 7000 emendamenti presentati. Il punto più criticato è stato proprio l'affidamento di Atac Patrimonio a un fondo d'investimento immobiliare a gestione pubblico-privata. Il consigliere Pd Athos De Luca, ritenendo che la delibera «sperperi un patrimonio in base al solo criterio della mercificazione della città a vantaggio dei privati», ha annunciato l'intenzione di presentare un esposto alla Corte dei conti per la tutela dell'interesse di Roma. Accuse più gravi sono arrivate dall'altro consigliere Pd Dario Nanni, che nel suo intervento ha invitato la maggioranza a «stare attenta a questa delibera poco trasparente» che potrebbe «essere giudicata dagli organi di controllo e dalla magistratura». Parole che hanno irritato il Pdl: «Non vi permettete - ha tuonato Antonio Gazzellone (Pdl) - se avete qualcosa da denunciare, rivolgetevi agli organi competenti». Da parte Udc, il capogruppo Alessandro Onorato ha sottolineato la necessità di «approvare un piano industriale prima di procedere alla svendita un patrimonio».