La Regione decapita il San Raffaele
La Regione Lazio ha revocato l'accreditamento al San Raffaele Velletri, una delle strutture del Gruppo che fa riferimento alla famiglia Angeluci e che gestisce 17 case di cura nel Lazio che svolgono attività di riabilitazione, Rsa e lungodegenza. A riverlarlo è stato il direttore sanitario della Asl rmH Amedeo Cicogna: «Al momento non abbiamo ancora ricevuto nessuna comunicazione ufficiale, ma ieri (mercoledì ndr) ci hanno telefonato dalla direzione regionale che si occupa dell'accreditamento delle strutture private e ci hanno dato la notizia. Siamo in attesa di una comunicazione scritta». La notizia era stata annunciata peraltro dalla Regione ai responsabili del Gruppo nel corso di un incontro avvenuto proprio mercoledì in Regione. Il San Raffaele Velletri è una struttura che assiste oltre 400 pazienti e dà lavoro a più di 600 operatori sanitari. La revoca dell'accreditamento a una delle strutture del Gruppo era nell'aria dopo il recente blitz di Nas e Guardia di finanza negli uffici dell'assessorato alla Sanità, culimanto col sequestro di documenti relativi al San Raffaele. Tra i motivi della revoca dell'accreditamento ci sarebbero proprio problemi di natura giudiziaria, come dice una nota dello stesso assessorato: «Tutti gli impegni assunti dalla Regione con il Gruppo San Raffaele restano confermati, fatta eccezione per una struttura sulla quale sono subentrati problemi di carattere giudiziario. La Regione Lazio ribadisce che è pronta a chiudere l'accordo sulla base di quanto già stabilito». Dura la reazione del Gruppo San Raffaele: «Chiarisca l'assessorato a quali problemi di carattere giudiziario fa riferimento. Se si tratta, infatti, dell'inchiesta in essere ormai dal 2003, la Regione ne era evidentemente al corrente quando ha indetto la conferenza stampa del 27 maggio scorso, annunciando il raggiungimento dell'accordo con il San Raffaele, del quale la struttura in esame era parte integrante. O, forse, è a conoscenza di altri atti? La soluzione raggiunta nell'accordo del 27 maggio nell'incontro di mercoledì è stata completamente stravolta per motivi di opportunità. Abbiamo compreso che la Regione non è l'unico interlocutore, come di norma dovrebbe essere. L'Azienda non è più nelle condizioni di attendere le decisioni di tutti questi attori in gioco. Attendiamo dal 27 maggio la convocazione per la chiusura dell'accordo, sulla base dei punti già stabiliti». Dura anche la reazione del mondo politico. Per il consigliere regionale del Pd Enzo Foschi «dopo l'accordo col Santa Lucia salta anche quello col San Raffaele. La Giunta ha scoperto un fatto noto all'universo mondo da almeno due anni. Cioè che una delle strutture del Gruppo Tosinvest è interessata da un'indagine della magistratura». Anche il vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Astorre (Pd) esprime «forte preoccupazione per i lavoratori». Mario Mei (Api) chiede alla Polverini di fare chiarezza.