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Prima vittoria su Atac Oggi la resa dei conti

Roma, autista dell'Atac opera al cellulare mentre guida l'autobus

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È finita alle otto di ieri mattina la lunga maratona dell'Assemblea capitolina sull'esame e il voto delle delibere che riguardano la cessione di Atac Patrimonio ad Atac spa e la valorizzazione degli immobili della stessa società. Ventinove voti (che poi nel riconteggio sono diventati 31) a favore, 4 contrari e 7 astenuti. Questo il risultato sul primo dei due provvedimenti (il voto sulla valorizzazione di 15 immobili per il valore di 400 milioni di euro) è previsto per oggi). Diversi gli aspetti da considerare. Il primo, l'emendamento con il quale si stralcia dalla delibera l'aumento dei consiglieri di amministrazione per Atac Patrimonio da tre a cinque. Un passaggio strategico questo per definire i nuovi equilibri politici dell'azienda. Curioso invece come maggioranza e opposizione si prendano rispettivamente il merito dell'approvazione della prima delle due delibere sull'Atac che, come ribadito ieri dal sindaco Alemanno servono «per salvare l'Atac dal default». A cantare vittoria il capogruppo Pdl, Luca Gramazio e i presidenti della commissione Bilancio, Federico Guidi e alla Mobilità, Roberto Cantiani. Tutti sottolineano l'ostruzionismo assurdo dell'opposizione che dopo aver tenuto impegnata l'Aula con 15 ore di lavori e oltre 700 emendamenti si è astenuta dal voto e garantito il numero legale. Un merito che ben pubblicizzano gli esponenti capitolini del Pd, dal capogruppo Marroni al componente della commissione Mobilità, Athos De Luca, che continuano comunque a chiedere il ritiro della delibera 35, quella che oggi sarà oggetto di un'ulteriore maratona d'Aula. Su questa, almeno sulla carta, Pd e Udc sono ostinatamente contrari. Discorso a parte per la sinistra. Se il consigliere di Roma in Action, Alzetta vota contro e continua la sua battaglia per fermare la delibera, la Federazione della Sinistra di Roma (non rappresentata in Campidoglio) con il portavoce Fabio Alberti non risparmia le critiche e giudica l'opposizione capitolina «irresponsabile per aver mantenuto il numero legale». E questo può essere un tema interessante da approfondire quando il Pd si presenterà con la sinistra alle elezioni per la guida del Campidoglio.

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