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La figlia del generale killer della droga

Carabinieri

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Choc a Cecchina. C'è anche una vigilessa figlia di un generale dei carabinieri nel gruppo di fuoco del massacro di via Colle Nasone. La notte tra il 29 e 30 maggio, lei e altri bussarono alla villa, dissero «Aprite, polizia» e spararono con pistole calibro 7,65. Fecero due morti e due feriti per un regolamento di conti legato a una partita di droga. Ieri l'insospettabile killer di 42 anni - sorella di un ufficiale della Guardia di finanza, con una sorella questore - e i due complici di 37 e 30 anni sono stati fermati dai carabinieri del Nucleo investigativo di Frascati del colonnello Marco Aquilio, su disposizione della Direzione distrettuale antimafia coordinata dal procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo. Le vittime: Fabio Giorgi, 41 anni, nato a Marino e residente ad Ardea, colpito a un polmone il giorno del suo compleanno, riuscì a fare qualche passo e poi crollò davanti all'abitazione. Il marocchino Rabii Baridi, 34 anni, stabile a Roma nella zona di piazza Dante, fu ferito a morte al volto e al collo. Se la sono cavata il proprietario di casa, Marco Paglia, nato 39 anni fa a Marino, ferito all'addome. E Paolo Paglioni, 37 anni, romano ma residente a Giudonia, anche lui raggiunto al ventre. Per gli investigatori non è stato facile arrivare ai presunti responsabili. I sopravvissuti non sono stati molto collaborativi. Le loro testimonianze sono state piene di «non ricordo». I militari hanno controllato i tabulati telefonici, verificato i cellulari che erano attivi in quella zona e a quell'ora. Hanno spulciato le chiamate ricevute sui cellulari dei quattro, intestati a prostitute e extracomunitari, e hanno cominciato a tratteggiare i profili dei soggetti che potevano avere qualcosa a che fare col mondo della droga e con le vittime di via Colle Nasone. La killer cocainomane, figlia dell'alto ufficiale in pensione, è di Cecchina, come il suo convivente, con un curriculum criminale ricco di precedenti. Il terzo è residente ad Ardea, come Fabio Giorgi, stramazzato all'esterno della villa. Punti di contatto sui quali sono stati imbastiti i primi sospetti che alla fine hanno portato i carabinieri a fornire alla magistratura sufficienti indizi per procedere col fermo dei tre. L'indagine però è alla prima tappa. Non ci sono dubbi sul motivo che ha scatenato la sparatoria: al centro c'è la droga. Ma parole e fatti di quella sera tragica vanno ancora definiti. Era stupefacente che un gruppo doveva vendere all'altro? Oppure due fazioni di pusher che volevano spartirsi-contendersi il territorio?

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