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Processo Cucchi, Stefano non fu picchiato

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{{IMG_SX}}Si sta svolgendo a Roma, davanti alla III sezione della Corte d'Assise, la sesta udienza del processo per la morte di Stefano Cucchi, il giovane deceduto nell'ottobre 2009, una settimana dopo l'arresto per droga, nella struttura di medicina protetta dell'ospedale Sandro Pertini di Roma. I testi citati dai pm Vincenzo Barba e Maria Francesca Loy sono il medico che era in servizio alla città giudiziaria romana di piazzale Clodio, il magistrato che convalidò l'arresto di Cucchi e quattro agenti della polizia penitenziaria. "Ha risposto a tono a tutte le domande, non ha detto di essere stato percosso, nè io ho avvertito nulla di anomalo. Per me si è svolto tutto regolarmente. Ho fatto l'interrogatorio, ho sentito le richieste delle parti e ho deciso per la convalida e la custodia in carcere". Questo ha riferito il giudice Maria Inzitari. Il dottore Giovanni Battista Ferri, responsabile dell'ambulatorio medico del tribunale invece ha riferito che Stefano "riusciva a camminare con difficoltà, si appoggiava al muro, chiese un farmaco che prendeva abitualmente, e questa era l'unica cosa alla quale era interessato". Altri particolari sulla condizione del 31enne romano nei suoi ultimi giorni di vita sono emersi grazie alla testimonianza delle quattro guardie penitenziarie che erano presenti sul pullman della polizia che condusse Cucchi nel carcere di Regina Coeli il 16 ottobre del 2009. In quell'occasione, a Stefano Cucchi fu chiesto come mai camminasse male. Lui avrebbe risposto: " Mentre scappavo sono caduto dalle scale". A riferirlo ai pm è stato l'ispettore e caposcorta della penitenziaria Antonio La Rosa. Ma, sempre secondo la sua ricostruzione, un altro detenuto sarebbe intervenuto dicendo: "Ma quale caduta dalle scale, lui ha avuto un incontro di boxe... solo che lui era il sacco". L'agente davanti ai giudici ha dato anche la sua interpretazione di quella "caduta" di Cucchi. "Credo volesse dire - ha precisato - che era caduto quando scappava dai carabinieri, quando era stato arrestato". Visivamente, l'immagine che l'ispettore e i colleghi Luciano Capo, Salvatore Mandaio e Umberto Di Stefano ebbero di Cucchi fu quella di una persona "che camminava con passo lento, che non poteva piegarsi, che era sofferente". "Il suo volto era quello di una persona pestata - ha aggiunto La Rosa -. Aveva segni in faccia. Sono anni che faccio questo lavoro e capisco quando uno è pestato". Cucchi aveva timore del carcere. "Mi disse che era la prima volta che andava in carcere - ha detto l'assistente di polizia penitenziaria Capo - e voleva sapere cosa accadeva. Cercai di tranquillizzarlo, dicendogli che non era come quello che si vede nei film". Per la prossima udienza, il 4 luglio, saranno convocati nove testimoni dell'accusa.

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