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OSTIA Ostia dice addio alla tassa di soggiorno

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Nonla dovranno più pagare i turisti che vogliono abbronzarsi sulla spiaggia di Roma perché il Ministero dell'Economia ha «corretto» l'iniziativa del Campidoglio. «L'accesso all'arenile e l'acquisto di servizi balneari non configura la condizione di ricettività turistico-alberghiera e pertanto non si tratta di soggiorno», scrivono i tecnici del dicastero. La dovranno invece pagare lo stesso i gestori dei 63 stabilimenti allineati tra l'Idroscalo e il Lido di Castelfusano. «Il Comune ci ha chiesto di versare egualmente i cinquantamila euro preventivati in sede contabile perché, pare, sia troppo complicato fare uno storno di bilancio», spiega Renato Papagni, presidente di Assobalneari. «Per carità, li salderemo senza problemi anche se sarà l'assemblea degli iscritti al sindacato a dover approvare. Il Comune ci ha promesso sostegno per il rilancio di Ostia». Perché proprio cinquantamila? Cinquantamila erano i bagnanti «non romani» che, secondo le stime degli amministratori, avrebbero scelto Ostia per trascorrere una giornata al mare durante l'estate. Non molti rispetto ai duecentomila romani che ogni fine settimana sbarcano al Lido. Insomma se il Campidoglio manterrà gli impegni gli imprenditori del mare non avranno difficoltà a versare settecento euro a testa. «Del resto - sottolinea il presidente di Assobalneari - lo vederemo il 5 luglio prossimo, quando verrà presentato ufficialmente il Progetto Waterfront, se il Comune ha serie intenzioni di trasfomare Ostia in un tassello strategico del Secondo polo turistico di Roma puntando anche su viabilità e parcheggi. Perché un lungomare nuovo e bellissimo dove però è difficile arrivare e non c'è posteggio non mi sembra una carta vincente». «In giunta - fa sapere il vicesindaco e assessore al Turismo Mauro Cutrufo - è già in atto un provvedimento e modificheremo quanto riterremo opportuno». Andare in spiaggia, secondo il Ministero dell'Economia, è assai differente che soggiornare in hotel. Chi in albergo va a dormire continuerà a pagare un euro. Chi stende un asciugamano sulla sabbia no. Anche se la tassa di soggiorno viene ritenuta valida per sostenere le spese che la Capitale sopporta ogni anno per i servizi ai visitatori. Difficoltà erano sorte negli stabilimenti per individuare i «non romani». Facile riconoscere francesi, inglesi e tedeschi. «Ma con chi arriva da Anzio, Fiumicino e Pomezia e che utilizza il dialetto di Roma come la mettiamo?», avevano più volte obiettato Sib e Fiba. I gestori degli impianti balneari si erano rifiutati di chiedere all'ingresso i documenti di identità ai clienti. «Non è nostro compito, casomai delle forze dell'ordine», avevano obiettato. E così il XIII Municipio era stato costretto ad inviare vigili urbani tra gli ombrelloni a caccia dei turisti bugiardi da multare. La questione è ora superata.

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