Mazzieri è malato. E prende tempo.
È necessaria ancora una settimana prima che la procura riesca a terminare gli interrogatori di garanzia. Anche se molti indagati hanno già scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, altri, invece, avrebbero intenzione di parlare. Di raccontare al giudice per le indagini preliminari sia la propria estraneità alle accuse, sia le presunte responsabilità dei coindagati. Cioè spiegare al giudice che a commettere i presunti illeciti penali sarebbero state le altre persone coinvolte nell'inchiesta sulla presunta evasione fiscale di quasi 600 milioni di euro grazie al trasferimento all'estero di 703 società da parte dello studio legale Pambianchi & Mazzieri. La Guardia di Finanza ha arrestato 46 persone, che, a seconda delle posizioni processuali, avrebbero partecipato a raggirare il Fisco. Tra questi, ci sono anche diversi prestanome, che per la loro età (dagli 84 agli 88 anni) erano stati messi a capo di società fittizie con sede in Bulgaria, Venezuela e Perù. Ma anche imprenditori che avrebbero chiesto e ottenuto di portare all'estero le proprie società per evitare, in caso di fallimento, di finire in Italia sotto processo per bancarotta fraudolenta. Ieri sono stati interrogati dal gip alcuni degli indagati che sono finiti agli arresti domiciliari. Da lunedì prossimo riprenderanno gli interrogatori e non è escluso che alcuni possano dare un'accelerazione alle indagini. Intanto il commercialista Carlo Mazzieri, considerata dagli inquirenti una delle menti della presunta evasione fiscale, chiuso nel carcere di Regina Coeli, sarebbe sotto osservazione da parte dei sanitari del penitenziario di via della Lungara. Il collega di Cesare Pambianchi avrebbe infatti problemi di salute. La sua scelta di non rispondere alle domande del gip, secondo quanto spiegato dal suo difensore, l'avvocato Bruno Assumma, è stata presa poiché è necessario prima leggere integralmente i documenti che lo hanno fatto finire dietro le sbarre. «Mazzieri confida nella possibilità di dimostrare la sua estranietà alle accuse - ha detto il penalista Assumma - bisogna riflettere e serve il tempo per leggere l'ordinanza di custodia cautelare in carcere composta da 580 pagine, è necessaria un'attenta analisi dei singoli fatti contestati». La Finanza a Mazzieri ha sequestrato lo studio di comemrcialistia ai Parioli, i conti correnti, abitazioni e anche uno yacht: quest'ultimo, però, è intestato a una società di leasing. Secondo i magistrati Maria Francesca Loy, Sabrina Calabretta e Francesco Ciardi, coordinati dal procuratore aggiunto Nello Rossi, i due commercialisti romani avrebbero ricevuto oltre 12 milioni di euro, parte anche in beni immobili, dai clienti. Si tratta dei gruppi imprenditoriali, tra cui il gruppo Conad del Tirreno (che respinge le accuse), Vichi e Di Veroli, da cui Pambianchi e Mazzieri avrebbero ricevuto compensi milionari in nero. In particolare la procura accusa i due di essersi intascati senza denunciarli 8 milioni dal gruppo Conad. Accuse che comunque Pambianchi ha negato subito davanti al gip durante l'interrogatorio di garanzia. Si sono infine difesi negando ogni addebito a loro carico, i quattro pistoiesi coinvolti nell'inchiesta che coinvolge anche il deposito di Montopoli Valdarno (Pisa) davanti al giop pistoiese.