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Lite sulle aziende regionali. 5 candidati per 3 poltrone

Renata Polverini

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La riunione tra i vertici locali del Pdl e la governatrice Polverini per arrivare finalmente a un accordo sulle nomine nelle aziende regionali si sarebbe dovuta tenere ieri pomeriggio. Rinviata per motivi personali da uno dei coordinatori laziali. Almeno ufficialmente. Negli ambienti del Pdl tuttavia c'è la convinzione che la «quadra» non sia stata ancora trovata. E non si tratta soltanto di una sensazione. Se le dimissioni dell'avvocato Sergio Scicchitano dalla presidenza di Lazioservice spa da una parte hanno «liberato» una casella preziosa, dall'altra si è subito aperto il capitolo della successione. E non è affatto scontato che, come detto in diverse occasioni più o meno ufficiali, il designato sia Donato Robilotta. Diversi esponenti del partito, o meglio ex consiglieri regionali «di peso» del Pdl Roma, avrebbero affilato le armi pretendendo il «primo posto». Un fatto, questo, che sta creando problemi anche alla designazione dell'ex assessore capitolino Fabio De Lillo all'Asp. Ma se il totonomine fa sempre gola e riempire le «caselle» dopo il pasticciaccio della lista esclusa alle elezioni non è cosa da poco, il vero nodo (a questo punto insormontabile) è un altro e si chiama delibera 294 dell'agosto 2010. Più nota come delibera «taglia posti». Con questo provvedimento, forse in pochi lo ricorderanno, la giunta Polverini ha stabilito l'obbligo di ridurre il numero dei componenti dei consigli di amministrazione di tutte le aziende e società regionali. Non più cinque «poltrone» dunque ma tre. Un problema enorme per l'equilibrio delle «quote» ufficiose da attribuire ai partiti. E la prima a farne le spese potrebbe essere l'Astral: il 28 giugno l'assemblea dei soci dovrebbe nominare i nuovi vertici. Al di là della sempre più probabile designazione di Luzzi alla presidenza, il nuovo Cda sarà a tre o a cinque poltrone? Per legge tre. Per la politica cinque. Tant'è che in una riunione si sarebbero già assegnate le "quote": presidenza e vice presidenza al Pdl e poi un consigliere ciascuno a Lista Polverini, Pd e Udc. Ridurre a tre il numero creerebbe un problema di «rappresentanza» di difficile soluzione.

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