Rubata l'auto di Gabbo
«Hanno rubato la Smart del mio Gabriele. Nell'auto c'erano gli indumenti di mio figlio indossati la sera prima che venisse ucciso. Faccio appello al buon cuore. Non per il valore economico, vorrei che chi mi ha rubato questo, possa riportarmelo. Perché è parte della mia vita!». E' l'accorato appello lanciato dal padre Giorgio. La famiglia rivive il dolore, non solo per aver perduto il figlio. Nuovo sale si aggiunge sulla ferita. Appena appresa la notizia, il tam tam tra il popolo di Facebook: è stata rubata la Smart di Gabriele Sandri, il tifoso biancazzurro di 28 anni ucciso nel novembre del 2007 in un'area di servizio nei pressi di Arezzo dall'agente Luigi Spaccarotella, il quale poi è stato condannato in appello a 9 anni e 4 mesi per omicidio volontario. Ieri mattina il signor Dario esce aspettandosi di trovare parcheggiata nel giardino condominiale sotto casa, nel quartiere della Balduina, l'auto del figlio, lì dove l'ha lasciata. Dentro quella Smart nera c'è ancora la giacca, dei cd e il cappelletto storico di "Gabbo". Proprio quello a visiera che compare nelle sue foto e che tutti i suoi amici conoscono perché lo indossava quando lavorava in discoteca. Nelle magiche serate del Piper che i ventenni-trentenni che animano ponte Milvio, piazza Giuochi Delfici e piazza Euclide ricordano bene. Oggi le tante scritte che tappezzano i quartieri di Roma Nord «Giustizia per Gabriele» hanno un sapore amaro, soprattutto non placano la memoria. Ma ci sono degli oggetti carichi dell'anima delle persone che le usavano. Sul tavolo dei carabinieri di zona è subito arrivata la denuncia. La famiglia, però, confida in un epilogo diverso. Si aspetta un gesto spontaneo da parte dell'autore del furto: «Speriamo sia un ladro gentiluomo». Ha una sola richiesta: «Restituiteci almeno le sue cose. Sono parte della nostra vita». Tutti i furti fanno male, ma questa volta è stato rubato qualcosa di più. Il ricordo.