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Fitto boccia la Polverini. Piano sanitario a rischio

Il ministro per i rapporti con le Regioni Raffaele Fitto

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piano di rientro dal deficit - e, conseguentemente, tutto il sistema sanitario regionale - rischia di collassare. Il ministro per gli Affari Regionali Raffaele Fitto ha impugnato dinanzi alla Corte Costituzionale la legge «sanatoria» sull'accreditamento delle strutture sanitarie private varata dal Consiglio regionale lo scorso aprile. La delibera d'impugnativa, pubblicata sul sito del Ministero, porta la data di ieri. La legge regionale censurata da Fitto è la numero 6 del 22 aprile 2011. Una norma-cardine per il sistema sanitario regionale: la messa in regola dell'accreditamento dei privati è stata posta come condizione dal tavolo tecnico di Palazzo Chigi per l'approvazione del Piano di rientro e del Piano di riordino della rete ospedaliera. Una legge che doveva essere approvata a tutti i costi entro le scadenze fissate dai tecnici ministeriali e che venne usata dal Pdl come moneta di scambio per regolare i rapporti alquanto tesi con la governatrice. La legge viene ritenuta «censurabile» dal ministero per gli Affari Regionali soprattutto per quanto riguarda i commi 5, 6, 7, 8 e 9 dell'articolo 1. Tra i motivi del ricorso alla Consulta si legge: «Le strutture sanitarie possono esercitare in regime di accreditamento anche nel caso in cui abbiano incolpevolmente mancato di presentare la domanda di conferma dell'autorizzazione o di accreditamento definitivo o l'abbiano presentata in modo incompleto a condizione che la presentino o la integrino» entro 15 giorni dall'entrata in vigore della legge. Secondo il Ministero non è poi legittimo che «le norme regionali» consentano alle strutture sanitarie private «di continuare a operare in regime di accreditamento in assenza dei requisiti di legge e in attesa dell'eventuale successiva acquisizione... La norma non fissa un limite temporale certo di cessazione del regime di accreditamento provvisorio» e prevede «la possibilità per le strutture provvisoriamente accreditate di continuare a operare anche in caso di accertamento di difformità delle strutture stesse rispetto a quanto autorizzato». «La legge regionale - spiega una nota del Ministero - è stata censurata nella parte in cui contrasta con le norme di principio in materia sanitaria, violando l'articolo 117, comma 3 della Costituzione in materia di tutela della salute e coordinamento della finanza pubblica». Tre pagine di motivazioni. Abbastanza per aprire il contenzioso costituzionale e sostenere l'illegittimità e il contrasto con le norme nazionali della legge-cardine del sistema della sanità privata del Lazio sulla quale ora dovrà pronunciarsi la Consulta. Un altro ostacolo sulla via della riorganizzazione del sistema sanitario regionale che la Polverini dovrà superare, anche se il ministero rassicura: «D'intesa con la Regione Lazio è stato individuato un percorso che porterà alla modifica della legge e, all'esito, alla conseguente rinuncia» del ricorso.

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