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Casse dell'Atac al capolinea Adesso servono soldi

Atac, l'ad Tosti, Alemanno e il dg Cassano

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Un'assemblea straordinaria per ricapitalizzare l'azienda attraverso il conferimento di Atac Patrimonio spa. È questa la prima, urgente mossa, del Consiglio di amministrazione di Atac che ieri ha approvato il bilancio 2010. Un bilancio, quello dell'azienda capitolina del trasporto pubblico, sul quale non è il caso di dormire sonni tranquilli. L'unico elemento "positivo" è il deficit di gestione che segna un meno 96 milioni di euro, in linea con la perdita registrata nel 2009 (91,2 milioni). A preoccupare, e soprattutto a tenere in piedi il «piano di riserva» del fallimento tecnico dell'Atac, qualora non venisse approvata la valorizzazione del patrimonio, è la perdita complessiva dell'azienda, arrivata a segnare un passivo di 319,1 milioni di euro. Un risultato «effetto delle scelte obbligate e straordinarie per definire il fabbisogno e garantire un affidabile piano di risanamento della società» spiega un nota dell'Atac. «Il piano industriale - prosegue l'azienda - partendo quindi dagli obiettivi indicati dal socio Roma Capitale concernenti sia la ripatrimonializzazione della società, sia le azioni di risanamento gestionali, verrà a brevissimo termine approvato dal Cda e trasmesso al socio, e metterà in evidenza requisiti e tappe del progressivo riequilibrio aziendale volto a ristabilire il pareggio di bilancio entro il 2015». Un passaggio nel comunicato Atac merita tuttavia un'ulteriore attenzione. Si tratta di quello in cui si ricorda «l'impegno espresso da Roma Capitale, con l'ordine del giorno approvato dall'Assemblea capitolina giovedì scorso, di promuovere ogni iniziativa e provvedimento utile al rilancio dell'Azienda». Il messaggio è chiaro: i vertici aziendali ce la stanno mettendo tutta ma da soli non possono farcela. A proposito, come ha reagito la politica capitolina? Il Pdl mostra soddisfazione per la "tenuta" del deficit di gestione e punta dritta al rilancio dell'azienda. L'opposizione grida al disastro e chiede subito il piano industriale. Il clima, al di là dei rispettivi ruoli, sembra al momento quello della collaborazione per salvare l'Atac. I franchi tiratori però ci sono. E aspettano.

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