Forte Bravetta per non dimenticare
Una contestazione pacifica, persino indolore per Gianni Alemanno, quella di una ventina di militanti della sinistra che ieri mattina hanno accolto il sindaco all'uscita dal parco di Forte Bravetta appena riaperto al pubblico dopo la riqualificazione sventolando bandiere rosse e intonando Bella Ciao. Forte Bravetta diventerà un polo storico-culturale sulla memoria degli eventi del '900 e un simbolo per dire no alla pena di morte e alla tortura. Ci sono voluti oltre 100mila euro per riqualificarlo e metterlo in sicurezza grazie ad un investimento del Dipartimento Ambiente di Roma Capitale. I lavori di restyling hanno riguardato il recupero degli alberi, la messa in sicurezza dell'intera area e il rifacimento degli impianti di illuminazione e di fornitura idrica. Forte Bravetta diventerà un polo storico culturale grazie ad un comitato promotore cui fanno parte, tra gli altri, lo stesso sindaco di Roma Gianni Alemanno, il delegato alla memoria Aldo Ricci, il sovraintendente di Roma Capitale Umberto Broccoli e il presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici. Forte Bravetta per non dimenticare. Durante il periodo fascista fu luogo di esecuzione di cui furono vittime alcuni oppositori condannati dal Tribunale speciale. Tra gli altri, furono uccisi don Giuseppe Morosini e Bruno Buozzi. I nomi delle 77 vittime sono ricordati da un monumento in travertino posto all'entrata della struttura anche se le cifre reali tra il '32 e il '45 parlano di 111 persone fucilate. Proprio il drammatico passato di Forte Bravetta, ha indotto il Comune di Roma a farne un luogo simbolo, un progetto che coniughi storia, memoria e territorio attraverso un percorso partecipato e condiviso dalle istituzioni. È stato riconsegnato alla città il 9 settembre 2009 con l'inaugurazione del Parco dei Martini di Forte Bravetta. E da oggi si volta pagina. Gianni Alemanno, nell'inaugurare la riapertura del parco ha sottolineato che questa ex fortezza sabauda «ha una valenza triplice e cioè storico-naturalistica da una parte, tragica dall'altra perchè ricorda uno dei periodi più bui e tragici nel quale si è visto l'eroismo, il coraggio e l'altruismo di tutto il popolo perchè c'erano tutti, dai comunisti ai monarchici. Infine è un posto che ricorda tutte le persone giustiziate e per questo deve diventare simbolo del rifiuto della pena di morte e della tortura», mentre Tommaso Profeta, direttore della Protezione Civile di Roma, ha spiegato con orgoglio che «nel 2009 il Forte era un gigante addormentato in una foresta. Oggi è un esempio di biodiversità che si è mantenuto nel tempo». Mas. Cic.