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«Le tesi dell'accusa sono infondate Giudici d'appello assolvete Busco»

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RanieroBusco (nella foto con la moglie), condannato a 24 anni di carcere per la morte di Simonetta Cesaroni, ha ufficialmente depositato l'appello contro il verdetto emesso il 26 gennaio dalla III Corte d'assise di Roma. Depositato l'atto, si attende adesso la fissazione della prima udienza (ne sono previste almeno tre). Il processo di secondo grado potrebbe essere celebrato alla fine di settembre, o al massimo entro metà ottobre. Otto i motivi d'appello redatti dall'avvocato Paolo Loria. Secondo il difensore di Busco, la Corte presieduta da Evelina Canale ha fondato «il convincimento della colpevolezza su quattro elementi: la presenza del Dna di Busco sul corpetto e sul reggiseno della vittima, l'assenza del Dna di altre persone; la contestualità tra il morso al capezzolo e l'azione omicidiaria; l'appartenenza al Busco dell'impronta del morso». Dopo aver sottolineato «l'assoluta aderenza della Corte alle tesi del pm e aver contestato punto per punto ognuno degli elementi costitutivi dell'impianto probatorio (definiti «insufficienti, contraddittori e illogici»), la richiesta è: assolvere Busco per non aver commesso il fatto; in subordine, assolverlo ai sensi del secondo comma dell'art. 530 del Codice di procedura penale (quello che richiama la vecchia 'insufficienza di prove). O, infine, ridurre la pena.

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