L'Atac sarà risanata. Pace fatta in Aula
Slitterà probabilmente a dopo la sessione dedicata al bilancio la delibera sulla valorizzazione del patrimonio Atac. Per questo forse il clima in aula Giulio Cesare nel giorno del dibattito sull'Atac non era particolarmente acceso. O forse perché, al di là delle dichiarazioni, i consiglieri capitolini sono tutti ben consapevoli delle difficoltà in cui versa l'azienda del trasporto pubblico capitolino e esagerare su di essa significherebbe sparare davvero sulla Croce Rossa. Così un appello alla condivisione delle scelte per il futuro di Atac «al di là degli schieramenti politici» viene proprio dall'assessore alla Mobilità, Antonello Aurigemma, mentre il collega del Bilancio, Carmine Lamanda si rivolge all'aula rassicurando che ci sono risorse e strumenti per salvare l'azienda dal baratro, senza però entrare nel dettaglio. Ci pensa poi il capogruppo Pd, Umberto Marroni a ricordare la vicenda parentopoli. Al di là delle polemiche, non sempre infondate, sull'assenza del primo cittadino a gran parte del confronto in aula, Alemanno era nella stanza accanto a siglare un'intesa decisiva per le casse comunali e, a maggior ragione, per le aziende capitoline. Atac in primis. Una parte del finanziamento bancario di 4 miliardi di euro verrà infatti utilizzato per pagare i fornitori. Soltanto dopo la firma del protocollo Alemanno entra in aula Giulio Cesare e lo fa portando con sé non solo i dati sulla "verità storica" del debito Atac (sostanzialmente identici a quelli di Aracri e Piso) ma anche le linee guida del piano industriale 2011-2015. «Dopo le illazioni fatte in questi mesi voglio dire che, sia sul fronte dell'indebitamento che su quello delle assunzioni, l'azienda ha avviato il suo risanamento - ha detto il sindaco - la questione del risanamento di Atac coinvolge forza lavoro e famiglie, e non sono affari di gossip. L'indebitamento netto dell'azienda è passato da 615 milioni nel 2007 a 389 nel 2010. Il personale è sceso nel 2010 al punto più basso degli ultimi 5 anni e cioè a 12.360 unità. Il debito è comunque ancora rilevante e pertanto chiediamo, attraverso l'Assemblea capitolina, un finanziamento ottenuto grazie al conferimento della proprietà immobiliare di Atac Patrimonio, che ci serve per pagare il debito pregresso e che noi abbiamo già cominciato a sanare in questi tre anni. Le linee del piano industriale, definite dal cda dell'azienda, sono la strada maestra per il suo risanamento entro il 2015, ma si tratta di linee aperte ad eventuali proposte diverse. Non ci sarà nessun default di Atac - ha concluso Alemanno - ma si affronteranno debiti e problemi che hanno almeno 10 anni di storia». A conclusione della seduta dedicata ad Atac, l'assemblea capitolina ha approvato una mozione presentata dalla maggioranza che sostanzialmente ratifica le decisioni dell'amministrazione per il rilancio delll'azienda. Tra i punti del documento, anche la richiesta di impegno da parte della giunta per la tutela dei livelli occupazionali di Atac. «Il Pd ha ottenuto l'approvazione di 8 dei 10 punti programmatici presentati in occasione del consiglio straordinario per salvare e rilanciare Atac - commenta Marrroni - un risultato importante che dimostra come il Pd abbia condotto il consiglio con responsabilità presentando proposte concrete mentre ancora una volta dalla maggioranza si registra solo propaganda demagogica e un'allarmante assenza di proposte». L'accordo è fatto. Ora, forse, si può voltare pagina.