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Le mafie su cemento e rifiuti Legambiente lancia l'allarme

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Cresconoin modo preoccupante i reati legati al ciclo dei rifiuti, rimangono stabilmente elevati i numeri dei reati per il ciclo del cemento e aumentano quelli degli incendi boschivi, mentre calano le infrazioni legate alle illegalità in campo faunistico e all'arte rubata. È questa la fotografia che emerge dal Rapporto ecomafie 2011 di Legambiente, che quest'anno vede il Lazio scendere di tre posizioni rispetto all'anno precedente, tornando al quinto posto che già aveva nel 2008 dal secondo posto dello scorso anno, appena sotto al podio nella triste classifica nazionale delle ecomafie, elaborata sulla base dei dati delle forze dell'ordine. Si dimezzano le persone denunciate da 2.248 a 1.197, diminuiscono i sequestri che quest'anno sono stati 751 a fronte dei 919 del 2009 e vedono un drastico crollo anche le persone arrestate, cinque contro le 30 dell'anno prima, mentre diminuiscono di poco i reati (da 3.469 a 3.124, meno 345). Colpiscono le 231 infrazioni accertate in provincia di Roma per reati che riguardano i rifiuti, che portano questo territorio al terzo posto della classifica delle province in Italia per questi fenomeni, mentre sono seriamente preoccupanti le 264 infrazioni nella provincia di Latina nel ciclo del cemento che la portano al quarto posto in Italia e le 246 nella provincia di Roma che la fanno piazzare quinta in Italia. «Nel Lazio crescono i reati legati allo smaltimento illecito dei rifiuti - spiega Legambiente Lazio - e sono saldamente elevati quelli per il cemento illegale, una triste conferma di una illegalità troppo diffusa e di una pericolosa ascesa della criminalità organizzata che richiede una risposta determinata da parte della Regione, per sostenere il prezioso lavoro delle forze dell'ordine e della magistratura - dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio - Da un lato continuano gli illeciti diffusi, ma dall'altro si radicano organizzazioni criminali con troppi casi nei quali ci sono legami con amministrazioni locali ben oltre i livelli di guardia, soprattutto nel Sud Pontino. Servono norme più severe e più attenzione da parte delle istituzioni, prima su tutte la Regione che deve prendere sul serio questo allarme».

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