I parcheggi per le mamme li occupano gli uomini
«C'è una mamma in attesa. Questo posto è per lei. Un gesto di cortesia». Recitano così i cartelli in diverse strade della Capitale in prossimità dei parcheggi rosa, quelli destinati al gentil sesso in stato di gravidanza. Per il 90% dei casi, però, a parcheggiare lì, in barba al gesto di cortesia, sono uomini. Un'iniziativa pilota, partita dall'ex Giunta Veltroni, in realtà mai decollata, per far sì che future e neomamme riuscissero a parcheggiare più facilmente nei pressi di strutture ambulatoriali e ospedaliere, senza escludere il pagamento della sosta tariffata. Il Tempo, individuando una mappa rosa, dove rimangono ancora nei diversi quartieri le «pink areas», si è recato nella maggior parte di esse. Ore 10.45 di ieri, parcheggio rosa di Lungotevere in Sassia: a scendere dall'auto è un uomo sulla quarantina; posteggia la sua vettura incurante del cartello in bella vista. Ci avviciniamo e gli chiediamo se lo avesse notato. «Ormai credo non siano più attive le strisce per le donne - dice - e, comunque, sono mesi che lavoro qui davanti, ma non ho mai visto una donna incinta parcheggiare». Stesso copione - ore 11.20 - in Via Garigliano, quartiere Trieste, dove di rosa rimane solo il cartello con disegnata la cicogna. Il parcheggio è occupato da un furgoncino che, tempo una manciata di minuti, viene spostato. Alla guida, un addetto alle consegne. Idem in Piazza dei Condottieri al Pigneto verso l'ora di pranzo e Lungotevere de' Cenci. Qui, poco più giù, una signora con il pancione espone il ticket sull'auto, parcheggiando la sua Smart sulle strisce blu. Le chiediamo perché non utilizzi le strisce rosa. «Magari i vigili mi fanno la multa pure se c'è il cartello; - dice - non ho mai capito se funzionino ancora». Stessa storia al Parcheggio dell'Ospedale Sant'Andrea, in via Angelo Emo e Piazza dei Mirti. A distanza di anni, dunque, del progetto flop dell'era Veltroni rimangono tuttora le strisce sbiadite e i cartelli dislocati in diversi punti della città in corrispondenza delle aree rosa, che vengono utilizzate molto spesso il mattino dai mezzi pesanti come sosta per carico-scarico e quant'altro. Dai commenti dei residenti, inoltre, tra cui una percentuale cospicua di donne, non si fa fatica a comprendere come i cittadini considerino sprecato un servizio che potrebbe servire «solo se ripensato al meglio». «Da quanto ricordo - commenta Anna, mamma di due bambini, del quartiere Nomentana - queste strisce sono state attive solo per pochissimo tempo. Non si capisce, poi, visto che l'iniziativa non ha avuto successo, perché non le abbiano soppresse». Dello stesso parere, altre signore della zona: «se fosse ripristinato il servizio, ci vorrebbe un adeguato piano di supporto che incontri le esigenze delle donne», commentano all'unisono. A sentire il Campidoglio, la questione sarà risolta a breve. È, infatti, al vaglio una delibera di iniziativa consiliare del Presidente della Commissione Politiche Sociali e Famiglia di Roma Capitale, Giordano Tredicine (Pdl) che, sulla scia dei parcheggi rosa esistenti, intende introdurre la gratuità effettiva del servizio, individuando, in ogni municipio, quattro strade in cui, per sei mesi e massimo per due ore, le neomamme potranno parcheggiare, apponendo un contrassegno sul cruscotto della propria auto. Una sorta di card legata alla carta bimbo capitolina, quella che permette di accedere a sconti in un giro di luoghi maggiormente frequentati dalle neomamme. «Non più aree a macchia di leopardo com'era nel vecchio progetto», dunque, anticipa a Il Tempo Tredicine. «E ogni anno il Comune potrà, in base alle esigenze richieste, allargare il circuito di altre quattro aree». La delibera in questione, dopo aver incassato il placet delle Commissioni Politiche Sociali e Statuto è, però, bloccata da parecchi mesi nella Commissione delle Elette, presieduta da Monica Cirinnà. «Un blocco tutto politico e strumentale - secondo Tredicine, che puntualizza - ho già mandato una nota al Segretariato generale, perché dopo certi termini vale la norma del silenzio-assenso. Dopodichè, si aprirà la discussione in Consiglio».