Chiara Rai Sono oltre due anni che la strada provinciale che collega il lago di Nemi con il centro storico è chiusa al transito a causa di una frana che ha compromesso la stabilità del costone.
Èuna situazione paradossale che i cittadini di Nemi non sopportano più, impossibilitati a raggiungere, direttamente dal paese, i loro terreni agricoli e le piccole attività che hanno in piedi sulle pendici lacustri. Per non parlare dei tantissimi turisti che per visitare il museo delle navi romane, che si trova in riva al bacino lacustre, devono necessariamente lasciare Nemi e raggiungere Genzano per poi ritornare al lago di Nemi. Così fan tutti, affrontando il traffico di Genzano per ritornare nel paese delle Fragole. «È assurdo – dice Stefano – addirittura io mi sono attrezzato con due mezzi. Cioè parto dal centro di Nemi e arrivo con un mezzo fino al blocco di cemento che chiude la strada dove, aldilà del quale, ho precedentemente parcheggiato un'altra macchina. Così risparmio tempo e benzina, altrimenti raggiungere il lago ogni giorno, dove abbiamo un terreno, sarebbe difficoltoso in quanto ogni volta dovrei affrontare il traffico genzanese». La situazione è paradossale anche per Alessandra che al lago ci va spesso tanto quanto Stefano, «ci organizziamo alla meglio – dice Alessandra – ma non è concepibile che la strada sia ancora chiusa dopo tutto questo tempo». Deborah, che ha un negozio su piazza Roma, dà spesso indicazioni ai turisti di passaggio, «a me sembra assurdo – dice – che a chi viene a visitare Nemi, dobbiamo spiegare che in realtà devono andare a Genzano. Così il turismo cola a picco». Al Comune, il sindaco Cinzia Cocchi, non è rimasta a guardare, «il primo cittadino è andato più volte in Provincia per caldeggiare la questione – dice l'assessore alla Cultura Alessandro Biaggi – proprio perché capisce che la situazione sta diventando insostenibile sia per gli agricoltori che per il turismo. La Provincia, circa due mesi fa, ci aveva assicurato una rapida soluzione del problema dicendo che avrebbe interloquito anche con l'assessorato all'Ambiente della Regione per richiedere un sostegno al fine di rimettere in sicurezza il costone. Purtroppo non abbiamo avuto più notizie e adesso temiamo che trascorra la stagione estiva senza che la questione venga risolta. In fin dei conti si tratta di un fenomeno franoso che si è fermato da solo e richiederebbe un intervento di certo meno impegnativo di quello che fece l'allora presidente della Provincia Silvano Moffa che intervenne in maniera risolutiva su tutta la parte brulla». Per di più, aggiunge Biaggi, che trattandosi di una strada di montagna, qualora continui a non essere utilizzata per altro tempo ancora, rischia di riempirsi di sterpaglie e di essere invasa dalla vegetazione selvaggia.