Capitale violenta
{{IMG_SX}}"Coi boss della droga in carcere, chi resta si fa la guerra per il predominio". Con la presenza anche di alcuni ex della banda della Magliana. Eccola la metamorfosi che sta subendo la città. Un conflitto tra bande sul quale fa luce il colonnello del Raggruppamento operativo speciale Massimiliano Macilenti, comandante della sezione Anticrimine che di recente ha concluso l'operazione «Orfeo», con 38 arresti per la faida tra due gruppi criminali nelle zone Tuscolana, Cinecittà e Laurentina, ricevendo le lettere dei residenti soddisfatti. Da capitale del riciclaggio di soldi sporchi, della pace tra mafie perché sparare fa rima con indagare, e quindi nessuno vuole gli investigatori alle calcagna, ora, da pochi mesi, Roma sembra Napoli. Si vedono scene da camorra: ragazzi freddati in strada (Carlo Ciufo a Corcolle, Sandro Di Masi a Tor Tre Teste), killer che irrompono in casa (duplice omicidio e ferimento in una villa di Cecchina tre notti fa), omicidi davanti ai tavolini di ristoranti (Roberto Ceccarelli a Prati) e a fast food (la gambizzazione di Pasquale Casamonica dell'altro ieri a Porta Furba). Premette il colonnello: «'Ndrangheta, mafia e camorra mirano ad una convivenza che non comprometta le attività di riciclaggio e reimpiego dei proventi delle attività illecite, in particolare del narcotraffico, in attività imprenditoriali e immobiliari anche di gran pregio (si veda l'indagine del Ros su noti ristoranti, come "Cafè de Paris" e "George's" di via Veneto)». E poi? «A Roma alcuni boss sono finiti dietro le sbarre. Nel febbraio 2009 (sempre il Ros, ndr) è stato catturato il camorrista Michele Senese e si sono rideterminati nuovi equilibri legati al traffico di droga. I numerosi episodi delittuosi sono stati, infatti, la conseguenza di scissioni interne. Ma le nuove leve - ragiona il colonnello - sono meno riflessive, la loro condotta è più incline all'esercizio della violenza piuttosto che alla mediazione». In questo universo caotico gravitano ancora alcuni della vecchia banda della Magliana. È il caso di Dario Selva, 57 anni, indagato nell'inchiesta «Orfeo» con legami coi narcos della droga. «Selva - spiega l'investigatore - preferiva evitare l'uso di telefoni cellulari, prediligendo incontri di persona, soprattutto vicino al bar Butera». Oltre a vittime della mala romana, sulle strade della città sono rimasti a terra anche balordi stranieri. Motivo? «Stanno emergendo anche gruppi delinquenziali albanesi, nigeriani, cinesi e altri - prosegue Macilenti - alimentati dal continuo flusso migratorio. Tendono ad acquisire autonomia operativa, allargandosi dalle attività illecite marginali a traffico di droga, armi, sfruttamento dell'immigrazione clandestina, riciclaggio. L'incisività dell'azione di contrasto di magistratura e forze dell'ordine stanno impedendo alle diverse organizzazioni criminali di attuare un predominio sulla capitale».