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Qualcuno pulisca la Piramide Cestia

Piramide

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Il fascino e il segreto dell'immortalità sotto gli occhi di tutti. Sotto quelli dei residenti del quartiere che ogni giorno se la trovano davanti e non hanno rinunciato a sorprendersi e di quelli di romani e turisti che si affacciano su Porta San Paolo per prendere la metro o il trenino alla stazione ferroviaria Roma-Ostiense. Uno dei mausolei più bizzarri e in vista della Capitale, la Piramide Cestia, è, di certo, da sempre, una straordinaria caratteristica della Città Eterna. Sebbene ricordi le piramidi egizie, il monumento funerario risalente al I sec. d. C., che racchiude in sè un mistero tutto particolare, è realizzato interamente «alla romana». Da duemila anni spicca maestosa, con una sagoma che spezza il paesaggio circostante. Osservando la sua imponente struttura architettonica e simbolica che si staglia verso il cielo, si è immancabilmente rapiti da strane suggestioni. Oggi la Piramide dei romani ha cambiato colore. L'inconfondibile bianco delle sue mura ha lasciato il posto al grigio fumo, in alcune parti diventato nero. L'inquinamento, provocato dai gas di scarico di auto e mezzi pesanti, sta rovinando la storia. Non si legge quasi più l'iscrizione presente sulla facciata, dalla quale si apprende con fatica che essa fu costruita in 330 giorni a partire dalla morte di Caio Cestio. Sulle mura, vegetazione incolta a mazzi che cresce nei meandri di un monumento che il tempo e il vivere quotidiano cittadino sta deturpando. Nella parte sottostante, regna il degrado: rifiuti a gogò, tombini aperti, fili scoperti, lavori in corso, un casotto, patria incontrastata delle fantasie dei writers di turno. Nel giardinetto vicino l'entrata del cimitero acattolico, erba incolta e desolazione. Urge un restauro in piena regola. E, proprio dalle colonne de Il Tempo, vogliamo lanciare un'iniziativa rivolta alle istituzioni capitoline per «adottare» il lifting di questo straordinario monumento. Una proposta che parta da Roma. Tempo fa si era parlato di un probabile accordo con un imprenditore giapponese, seguito dalla Soprintendenza ai beni archeologici. È urgente risanare tutti i prospetti esterni con un piano strutturale che preveda pulitura e messa in sicurezza delle parti sconnesse. Non è cosa semplice, indubbiamente. Ma il capitale esterofilo, nonostante le giuste considerazioni in fatto di crisi economica dilagante, sarebbe una mortificazione per lo splendore delle bellezze dell'Urbe. Al contrario, sarebbe bello che quel restauro mostrasse Roma nella sua veste di capofila dell'operazione. È solo un'idea, ma siamo certi che a tanti romani, visti anche i commenti registrati, farebbe enorme piacere sapere che si possano trovare risorse della città per la salvaguardia di un monumento storico. E, se sarà un giapponese a ridare vita alla Piramide, alla fine i cittadini saranno obbligati a farsene una ragione. Anche se rimarrà l'amaro in bocca nel constatare come gli stranieri siano riusciti persino ad appropriarsi del nostro passato.

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