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L'agricoltura del Lazio nata dalla terra incolta strappata ai latifondi

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Unapagina epica, di fatica e coraggio, di volti e persone, dove ritrovare parte della nostra storia. È l'obiettivo della mostra alla Camera dei Deputati, ingresso libero in piazza di Campo Marzio 42 (oggi e lunedì dalle 10 alle 18) 60 anni dopo la Riforma Fondiaria e l'assegnazione ai contadini di oltre 180 mila ettari incolti di latifondo, espropriato tra Lazio e Toscana a nobili e latifondisti. Cinquanta foto in bianco e nero scelte sulle 20 mila dell'archivio storico dell'Arsial, l'Agenzia regionale per lo sviluppo agricolo, che insieme a Cinecittà Luce «racconta il primo intervento strutturale della Repubblica», ha detto il commissario Arsial Erder Mazzocchi. L'esposizione inaugurata dal vicepresidente della Camera, Antonio Leone, è «un invito a guardare al passato e trovare spunti per il futuro. In quei borghi rurali funzionò la Riforma legata al cooperativismo, al mutuo soccorso al solidarismo. Negli spacci - ha proseguito - il primo esempio di vendita diretta di prodotti agroalimentari stagionali». Insomma gli antenati dei moderni farmer market. L'agricoltura è cambiata. Non più solo produzione ma anche tutela dei consumatori, del paesaggio, della biodiversità, dei territori con le tipicità agroalimentari e culturali. È un'agricoltura a tutto tondo quella che racconta il Lazio. «Siamo orgogliosi della nostra agricoltura e della riscoperta di una Riforma che nel 1951 interessò 20 comuni del viterbese e 20 della provincia di Roma - dice il presidente della commissione regionale Francesco Battistoni - Una conoscenza che aiuta a dare nuove risposte agli agricoltori di oggi». Cin.Tra.

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