Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Preso il rapinatore della gioielleria

La polizia scientifica davanti alla gioielleria, in piazza San Giovanni di Dio

  • a
  • a
  • a

La rapina, tentata con un complice l'altro ieri sera nella gioielleria di Monteverde e finita in rissa con tanto di spari, è solo l'ennesimo di una lunga serie di colpi tutti uguali messi a segno in tanti anni di onorata «carriera» tra Roma e il litorale. Alfredo Novelli, 46 anni, è quello che i giuristi definirebbero un delinquente abituale. Un bandito incallito che, uscito dal carcere neanche cinque mesi fa dopo dodici anni dietro le sbarre, si è subito rimesso al lavoro. Nella colluttazione con Luciano Da Frè, il gioielliere che a 79 anni è riuscito a sventare la rapina con il solo aiuto della figlia, Novelli ha perso il casco e l'anonimato. I carabinieri di Ostia, sulle sue tracce da settimane per altri colpi, messi a segno forse proprio da lui nella zona del litorale, lo hanno rintracciato tre ore dopo la rapina in piazza San Giovanni di Dio. Lo sono andati a prendere direttamente a casa, intorno alle 22, nella villetta bifamiliare all'Infernetto lasciatagli in eredità dai genitori. Quando ha aperto ai militari, Novella aveva ancora l'occhio nero, «omaggio» di uno dei commercianti corsi in aiuto del gioielliere. In carcere, stavolta, ci resterà forse ancora più a lungo: deve rispondere infatti di rapina e di tentato omicidio. Martedì sera, mentre il complice si dimenava, anche lui per tentare di dileguarsi, non ha esitato a impugnare la pistola per sparare contro Mario Pinna, il gelataio intervenuto in difesa dell'orefice. L'uomo, 46 anni, ex carabiniere in congedo, è stato colpito all'inguine e ricoverato al San Camillo con una prognosi di trenta giorni. «Non è capace a rimanere in disparte – avrebbe detto la moglie ai militari – I sei anni nell'Arma ce li ha stampati dentro». Intanto gli investigatori continuano a indagare per arrestare anche l'altro rapinatore, fuggito in sella a un motorino Honda SH verde, rubato alcuni giorni fa in zona Torrino. Fondamentale la testimonianza del gioielliere, anche lui con un occhio nero, e della figlia Daniela presente al momento del colpo. Dalla bocca di Novelli, come era facile immaginare, non è uscita una parola. Non collabora. «Era di corporatura grossa – avrebbe detto il coraggioso commerciante, alla sua tredicesima rapina – Vero è che a un certo punto credevo non sareì più riuscito a tenerlo fermo. Era romano come l'altro». Un aiuto in più, forse, potrebbe arrivare dal filmato della telecamera a circuito chiuso all'interno del negozio, nel quale i due banditi sono entrati approfittando di una cliente che usciva.

Dai blog