Pd all'attacco. E Gianni cerca Croppi
Una mozione di sfiducia del Pd per il sindaco Alemanno e la presidente del Lazio, Polverini, da presentare alla Pisana e al Campidoglio. Una "provocazione" quella lanciata dal deputato Pd, Enrico Gasbarra in un suo intervento sulle pagine del Corriere della Sera, raccolta immediatamente dal vice presidente dell'Assemblea capitolina, Mirko Coratti, e praticamente da tutta l'area popolare del Pd. L'indizione di consigli straordinari dove mettere alla prova la maggioranza del centrodestra come un segnale di unità e di sfida concreta del partito democratico ha colto tutti di sorpresa. Soprattutto i colleghi di partito. Tanto che il segretario romano Marco Miccoli (zingarettiano doc) nel tardo pomeriggio ha dovuto alzare bandiera bianca e comunicare l'assenso alla proposta di Gasbarra. Era da tempo che i zingarettiani (e in generale i diessini) non andavano dietro agli ex popolari, anzi, dettano spesso la linea creando più di un imbarazzo e più di una divisione. Al di là dei dissidi interni al Pd, a Gasbarra va senza dubbio il merito di aver girato il dito nella piaga del Pdl locale che, ovviamente, ha replicato senza sconti. «Mi auguro che il Pd presenti quanto prima le mozioni di sfiducia auspicate dal collega Gasbarra - replica il coordinatore romano del Pdl, Gianni Sammarco -. Ciò consentirebbe loro di appurare, con l'oggettiva forza dei numeri, la solidità di maggioranze cui da anni non riescono a dare una spallata se non rimestando nel torbido delle strumentalizzazioni politiche. Trattandosi solamente dell'ennesima boutade elettorale non credo che ciò avverrà». Probabile abbia ragione il coordinatore Pdl di Roma. Per la mozione di sfiducia occorrono i due terzi delle firme dei consiglieri, un numero irraggiungibile. Resta comunque il dato squisitamente politico, e dunque più importante, non solo della rivalsa dei popolari all'interno del Pd ma anche dei problemi di un centrodestra messi ancora più in evidenza dalle ultime amministrative. Una realtà che non sfugge ad Alemanno che, dopo aver aperto ancora all'Udc e al Terzo Polo, avrebbe intenzione di puntare dritto dritto su Futuro e Libertà. E il primo passo è quello di "ricucire" con il suo ex assessore alla Cultura, Umberto Croppi. Quale migliore occasione delle dimissioni (a partire dal 30 giugno) di Luca Massimo Berbero, il direttore del Macro, il museo di arte contemporanea della Capitale? La proposta non è ancora stata "ufficializzata". Qualcosa però bolle in pentola. Domani, guarda caso, proprio l'ex assessore Croppi ha indetto una conferenza stampa. L'oggetto? «Le previsioni di governance e gli atti amministrativi che avrebbero garantito al Macro una gestione all'altezza delle aspettative suscitate nello scenario internazionale». «L'ipotesi di dimissioni del direttore Barbero e lo stallo delle procedure amministrative per l'importante istituzione - dice Croppi - rischiano di creare un danno irreversibile all'immagine della città che si stava accreditando come una delle capitali mondiali della cultura contemporanea». Un autoinvito quanto meno a mettersi seduti: il sindaco e il suo ex (stimato) assessore alla Cultura. Ponte indispensabile per avvicinarsi a Fli.