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Giallo sulla morte nel pozzo del metrò

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Cantiere

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Avvelenato dall'azoto, malore o caduta fatale. Misteriosa morte di un operaio specializzato di 48 anni in fondo a un pozzo di circa 40 metri nel cantiere della metropolitana della linea B1, a piazza Sant'Emerenziana, nel quartiere africano. La vittima è Bruno Montaldi, nato a Civitella Roveto, in provincia dell'Aquila, sposato e con figli. A scoprire il corpo un collega della società Icotekne di Napoli, giunto ieri mattina prima delle sei per il cambio turno e dando poi l'allarme a polizia, ambulanza del 118 e vigili del fuoco. Ancora ignote le cause della disgrazia. Gli investigatori del Commissariato Vescovio diretto da Rossella Materazzo hanno interrogato gli addetti del cantiere. E anche la società Roma Metropolitane ha avviato un'indagine interna. Montaldi era responsabile dell'impianto di congelamento dove scorre l'azoto liquido contenuto in due silos nell'area dei lavori. Per rendere possibili le operazioni di scavo, infatti, il terreno va congelato. Soltanto dopo si può rimuovere il materiale. L'operaio era disteso in fondo alla galleria verticale intervallata da diversi piani di lavoro. Il medico legale giunto sul posto non ha rilevato fratture di ossa o altri segni di caduta, stabilendo inoltre che il decesso sarebbe avvenuto diverso tempo prima del ritrovamento. La vittima aveva alcune ferite al volto, motivo per cui si ipotizza che fino a un tratto si sia calato a bordo della gabbia protettiva, scendendo poi su una scala di circa due metri, dalla quale potrebbe essere scivolato sbattendo il viso e piombando a terra. Gli interrogativi però restano: perché Montaldi è sceso nel pozzo? Se sul corpo non ci sono segni di una caduta mortale, è stato ucciso da una prdita di azoto inalato mentre era svenuto per la caduta? In un primo momento si era detto che l'operaio - al lavoro di notte con un altro collega - era sceso col montacarichi allertato da un probabile cattivo furnzionamento dell'impianto con l'azoto. Qualche ora dopo le cose si sono complicate con la nota diffusa da Roma Metropolitane. «Il tecnico è stato trovato in un luogo dove lui non operava e non era autorizzato a scendere. Le operazioni di congelamento - prosegue - avvengono tramite macchinari situati nel pozzo a meno 35 metri, monitorati da una postazione computerizzata su piano strada, dove operava il tecnico deceduto. In caso di anomalie - continua la società - la procedura prevede che il responsabile avvisi una squadra di tecnici autorizzati ad accedere nel pozzo». Allora perché l'operaio è sceso nel pozzo? Don Michele, parrocco della chiesa di Sant'Emerenziana che si trova di fronte al cantiere, ha benedetto la salma. Più tardi un residente, il signor Antonino, 61 anni, ha portato un rosa rossa ai colleghi del cantiere, donata dal fioraio accanto quando ha saputo per chi era. La Cisl ha chiesto di intitolare a Bruno Montaldi una delle stazioni della B1.

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