Alla Regione scoppia la guerra della trasparenza

Il sito internet della Regione è nuovo di zecca ma ancora mancano alcune informazioni «strategiche». Innanzitutto le retribuzioni di tanti dirigenti e direttori, i loro curricula o le mansioni affidate ai consulenti esterni. Da tempo la presidente Renata Polverini ha un filo diretto con il ministro Renato Brunetta ma sulla trasparenza il Lazio non è proprio un modello. Tanto che il 2 maggio l'Associazione dei dirigenti e quadri direttivi della Regione Lazio e degli enti collegati (Direr) ha riscritto alla Corte dei conti. L'aveva già fatto lo scorso 18 febbraio per sottolineare come l'applicazione della riforma Brunetta nel Lazio sia «parziale e gravemente omissiva». Il sindacato lamentava anche che non risultavano sanzioni «nei confronti di quei dirigenti che non hanno concesso l'autorizzazione alla pubblicazione del proprio curriculum ovvero di altri elementi oggetto di trasparenza». Contestava le consulenze assegnate dalla Giunta e avvertiva: «Poiché la legge (244/2007) dispone che la pubblicazione sul sito di tali dati essenziali determina la decorrenza e la condizione di efficacia degli stessi contratti, ne deriva che, in assenza della pubblicità di tali elementi, tali contratti di consulenza risulterebbero palesemente nulli». Addirittura precisava: cliccando su alcuni curricula «il relativo link conduce alla constatazione "this link appears to be broken" (questo collegamento non funziona)». Il 2 maggio la segretaria regionale della Direr, Roberta Bernardeschi, ha presentato un nuovo esposto alla Corte dei conti per ribadire la mancanza sul sito della Regione di «numerosi curricula dirigenziali», di «numerose retribuzioni di dirigenti e direttori», di informazioni su «incarichi, retribuiti e non retribuiti». Chissà che, prima dei magistrati contabili, non ci pensi proprio il ministro Brunetta.