Sindaco fischiato, retromarcia di Gianni
Gianni Alemanno, alla fine, deve ammetterlo: nei confronti dei tre vigili travolti dalla bufera mediatica dello scandalo monetine a Fontana di Trevi si è espresso con pregiudizio. Il primo cittadino lo dice nel giorno più duro nei rapporti con la polizia municipale. Il giorno in cui gli agenti mettono in piedi un vero «processo» al sindaco. Sono le ore 6.45 del mattino quando una decina di vigili si riunisce di fronte a Fontana di Trevi. Srotolano uno striscione: «Sindaco chiedici scusa». Poi sfilano a piedi per via del Corso, piazza Venezia, salgono al Campidoglio e riscendono fino a via della Consolazione dove altri 1600 colleghi li aspettano davanti alla sede del loro comando generale. Le organizzazioni sindacali, Ospol, Uil, Cisl e Cgil, hanno dato appuntamento per l'assemblea generale. Attaccati sulle divise spuntano dei piccoli fogli. C'è scritto: «Carla», «Marco», «Dario». Sono i nomi dei tre agenti finiti nel mirino mediatico dopo il servizio-choc de Le Iene. Questa mattina i vigili si sentono tutti come loro. Sono passate da poco le 9 quando inizia l'assemblea in sala Cola di Rienzo. Parlano i rappresentanti dei sindacati: «Siamo stati lasciati soli - dice Marco D'Elia della Cgil - e in pasto a una giustizia sommaria. Su Fontana di Trevi vogliamo la verità, un segnale dal sindaco e la riabilitazione dei tre colleghi». Stefano Lulli, dell'Ospol, dichiara «inaccettabili le parole del sindaco sulla vicenda-Trevi. Le accuse le rispediamo al mittente. È stato fatto passare il messaggio che siamo 6500 mele marce. Angelo Giuliani (il comandante della municipale, ndr) ha effettuato una difesa troppo tenue». Proprio in quel momento Giuliani entra in sala. Qualcuno lo fischia. Lui prova a prendere il microfono in mano. A far capire che è dalla parte dei suoi ragazzi. Poi annuncia: tra quindici minuti arriva il sindaco. E giù altri fischi. Nessuno però chiuderà la porta in faccia ad Alemanno. Arriva alle 9.40. Entra al comando tra le proteste. «Non mi stupisco di questa vostra reattività - dice il sindaco dopo aver ascoltato le critiche -, credo che da tempo siamo ormai sulla stessa barca». Partono le contestazioni da fondo sala. Giuliani prova a placare gli animi. «Non credo che in questi tre anni - continua il primo cittadino - da parte mia sia mancata solidarietà o attenzione nei confronti della polizia municipale. Non c'è stato, prima di questo episodio, nessun altro intervento, che non sia stato in difesa. Su questo ho la coscienza tranquilla. Anche nel momento più emotivo e impulsivo non ho mai confuso l'episodio di tre agenti con l'insieme del Corpo. Ho sempre sottolineato che se c'erano stati degli errori, riguardavano le specifiche persone». Ripartono le contestazioni. Poi i fischi. Alemanno chiede la cortesia di «essere ascoltato. Bisogna capire - continua il sindaco - che la strada maestra è: chi sbaglia paga. Perché se prescindiamo da questo principio, allora, cari componenti della polizia municipale, non siamo sulla strada giusta». Ancora fischi. «Purtroppo - riparte tra i "bùùù" - campagne mediatiche negative sono all'ordine del giorno. Per questo su Fontana di Trevi una reazione chiara era imprescindibile per salvare il Corpo». Qualcuno urla da fondo sala: «Buffone». È a questo punto che il sindaco ammette: «C'è stato da parte mia, sicuramente, nella lettera che ho mandato, una carenza rispetto al principio di non colpevolezza sulle tre persone coinvolte nei fatti. È questo l'elemento sbagliato della vicenda». Parte un applauso. «Ora il mandato che il comandante ha è fare la sua istruttoria ed emettere un giudizio. Non ci sarà da parte mia nessuna interferenza su quel giudizio disciplinare, che arriverà tra qualche giorno. E se uscirà fuori con chiarezza la tesi della montatura giornalistica nessuno più di me sarà felice di rimandare indietro tale montatura». Inoltre, se ci sarà un'azione penale «ci costituiremo parte civile. Ma adesso evitiamo queste situazioni in cui da una parte c'è il sindaco che fa la faccia cattiva e dall'altra c'è il Corpo». Qualcuno chiede «le scuse formalmente». «Io - risponde il sindaco - concludo dicendo che c'è stato un errore nella lettera, da parte mia. Un errore a non precisare con forza il principio di non colpevolezza e di questo do atto al comandante e alle persone che si sono trovate a Fontana di Trevi». Sono passate da poco le 10 quando Alemanno finisce di parlare. Esce dal comando. Sopra la sua testa piovono ancora i fischi degli agenti. Qualcuno gli lancia un paio di monetine. L'assemblea è chiusa.