Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Omicidio Marta Russo, i genitori: non perdoneremo mai gli assassini

Esplora:
I genitori di Marta Russo

  • a
  • a
  • a

Il risarcimento di 1,1 milioni di euro che Salvatore Ferraro e Giovanni Scattone - come ha stabilito una sentenza del Tribunale di Roma - dovranno corrispondere alla famiglia di Marta Russo, «sarà interamente devoluto all'associazione Marta Russo onlus». A dirlo, i genitori della studentessa uccisa 14 anni fa all'università La Sapienza di Roma. Aureliana e Donato oggi hanno incontrato la stampa nello studio legale Petrucci e hanno tenuto a sottolineare come «da anni portiamo avanti la causa per la donazione degli organi tanto cara a Marta, attraverso un'associazione che porta il suo nome e che oggi ha 8 sedi in Italia». A questa associazione sarà versato il risarcimento che la famiglia di Marta riceverà. E sull'ipotesi che i due condannati possano non pagare la somma di 1,1 milioni di euro ai famigliari di Marta Russo, perché nullatenenti, l'avvocato Luca Petrucci, legale della famiglia Russo, fa sapere: «verificheremo» se e chi è nullatenente. Tra pochi giorni, il prossimo 9 maggio, ricorre il quattordicesimo anniversario della morte di Marta Russo. Ma per i familiari, «il dolore non è mai finito, è come se fosse sempre il primo giorno, il lutto non si finisce mai di elaborare». E poi, come confessano i genitori di Marta, «c'è ancora tanta rabbia». Rabbia contro chi «non ha mai chiesto scusa e ha sempre rifiutato le sentenze». Ma anche «delusione per l'atteggiamento dell'università La Sapienza, che negli anni non ci ha mostrato avvisagli di vicinanza. Avrebbe potuto, ad esempio, intitolare una borsa di studi a Marta, oppure donare qualcosa all'associazione. Invece non l'ha fatto». Con la sentenza di ieri il Tribunale di Roma ha stabilito che La Sapienza non dovrà risarcire la famiglia di Marta Russo per mancata vigilanza: «Questo ci lascia perplessi e delusi: significa che La Sapienza è riuscita a defilarsi, a non avere responsabilità sulla morte di Marta. Eppure - si sfogano i genitori della studentessa uccisa - come è possibile che proprio in un luogo che uno crede sicuro, come l'università, ci siano persone armate? Nostra figlia era lì per studiare, non passava lì per caso quando è stata uccisa». Ancora commossi, i genitori di Marta hanno confessato che «dal 9 maggio 1997 (giorno della morte di Marta) la nostra vita è cambiata radicalmente. Siamo in un tunnel senza fine, conviviamo con un dramma inspiegabile e con un dolore atroce: l'unica forza per andare avanti ce la dà l'associazione dedicata alla memoria di Marta e l'altra nostra figlia», Tiziana 39enne impiegata e laureata in filosofia. «Non è giusto, nei suoi confronti, essere genitori a metà».  

Dai blog