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Gratis sul bus Un giorno da portoghese

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Sul bus senza pagare il biglietto

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Tutti in carrozza. Gratis. Il giro in autobus tra le meraviglie della Capitale è aperto a tutti, non paganti inclusi. Tanto i controlli non ci sono. In un giovedì pomeriggio baciato dal sole primaverile siamo montati, zaino in spalla e macchina fotografica al collo, sulle linee che tagliano il centro storico in largo e lungo. Abbiamo comprato il biglietto dell'Atac, ma senza mai obliterarlo. Durante più di tre ore di viaggio nessuno ha verificato se fossimo in regola. Di controllori in giacca verde coi colori del Comune sul bavero neanche l'ombra. Il nostro viaggio da «portoghesi» inizia alle 15.43 in Largo Chigi. Arriva il 61. Saliamo e ci sediamo di fronte alla macchina gialla che oblitera i biglietti. Su per via del Tritone fino in cima a piazza Barberini, poi ancora più in alto e, prima di arrivare a piazza della Repubblica, l'autista volta a sinistra per via Cernaia. Lungo il tratto percorso ci fermiamo cinque volte. I passeggeri montano, ma vanno spediti sui sedili o restano in piedi, cercando un appiglio per non cadere alla prima frenata, magari con l'ipod ad addolcire l'attesa in mezzo al traffico. La macchina obliteratrice sembra trasparente per i passeggeri. Desta più interesse il pannello d'istruzioni per le emergenze sotto il martello rosso rompi-vetro. Scendiamo. Sono le 16.14 quando in via Cernaia arriva il 492. Restiamo a bordo pochi minuti, circa dieci. Lungo quattro fermate salgono una ventina di persone. Solo una ragazza inserisce il raro biglietto nella macchinetta. Quando fa «blitzzz» gli altri si girano come avessero udito un rumore inaspettato. Noi torniamo sul marciapiede appena arrivati a piazza dell'Indipendenza. Di fronte, per la prima volta, troviamo due agenti dell'Atac. La divisa sembra proprio quella da controllore. Sono in stato di attesa alla fermata del bus. Attendiamo di capire se partono all'attacco. Passa il 492: non salgono. Qualche minuto ed ecco il 310: nulla. Attendiamo ancora. Arriva il 649: niente, restano lì a parlottare. Decidiamo allora di fare qualche metro a piedi e arrivare sul piazzale davanti alla stazione Termini. Qui è un brulicare di mezzi. Alle 16.40 saliamo su uno dei più affollati. È il 90 Termini Express. Si parte, oblitera un signore di colore e una coppia di turisti stranieri. Il nostro biglietto mai timbrato è sempre in tasca. Meglio cambiare zona del Centro. A Porta Pia (ore 16.49) prendiamo il 62 che scende per via XX Settembre, via Bissolati, poi ancora piazza Barberini. Un signore sale e timbra il ticket. E ancora giù per via del Tritone, piazza San Silvestro e arriviamo in via del Corso. Scendiamo dal 62 e saliamo al volo sull'85. Proseguiamo ancora per il Corso. Il bus è pieno di turisti. Riusciamo ad arrivare a fatica in fondo al mezzo e troviamo la macchina del Bit. Il Bit è il biglietto integrato a tempo. Inserisci le monete, ti stampa il ticket e tu lo obliteri. Ma chi lo usa? Per ora nessuno. Intanto l'autobus va. In fondo alla via dello shopping fino a piazza Venezia con le bellezze del Vittoriano, il Campidoglio che si vede da lontano e ancora dritti lungo i Fori fino al Colosseo, simbolo delle meraviglie della Capitale. Tutto gratis, mai a piedi e con l'autista. Giù dal bus e si risale. Sono le 17.21 quando prendiamo il 175 che passa al Circo Massimo e arriva fino a piazza Albania. A viale Aventino prendiamo il 3, ci fermiamo in via Marmorata e proviamo a salire velocemente su qualche altro mezzo facendo brevi tratti. Col 673, poco dopo le 18, ci godiamo un giro attorno alla Piramide, mentre col 271 arriviamo dall'inizio di via Ostiense fino all'omonima stazione. Anche in questa zona nessun controllo. La gente sale e scende senza obliterare, tranne rare eccezioni. Ma avranno tutti la tessera Atac? Noi proseguiamo col 719 passando per Testaccio di fronte al Macro e al nuovo mercato in costruzione, superiamo il ponte del quartiere e arriviamo a via Pascarella. Ultimo esperimento: prendere il tram 8 da viale Trastevere. Saliamo alla fine della Circonvallazione Gianicolense. Sono ormai le 18.43 e il trenino va spedito senza controllori all'orizzonte. Superiamo ponte Garibaldi ed eccoci in largo Argentina. Il nostro tour si ferma qui. Al capolinea dell'Atac.

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